Fa discutere sempre più animatamente la decisione dei partiti di centro sinistra e centro destra di candidare nel collegio senatoriale di Rovereto due personaggi impresentabili, invotabili e che finiscono con lo screditare quel poco che rimane di credibilità della politica: ora arriva anche il retroscena da uno dei protagonisti che hanno portato alla candidatura di Donatella Conzatti, una trottola della politica, di sinistra, di destra e nuovamente di sinistra, non importa.
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Tocca all’ex consigliere provinciale di Forza Italia, Manuela Bottamedi, ricostruire le vicende di una candidatura dirompente, approvata da una sfasciapartiti della politica locale come la ex forzista Michaela Biancofiore, passata dalle braccia di Silvio Berlusconi a quelle dei centristi di Luigi Brugnaro, di cui è diventata vicepresidente. Ecco gli stralci della sua ricostruzione. A Bottamedi, da poco approdata tra le fila degli Azzurri, Biancofiore propose nel 2018 la candidatura nel collegio senatoriale di Rovereto, ricevendo un cortese diniego accompagnato dall’impegno di trovare una valida sostituta in grado di sfidare l’ex senatore Fravezzi.
«Proprio quel giorno era in corso una seduta del Consiglio provinciale e, dal divanetto della bouvette, scorsi Donatella Conzatti, di cui avevo appena letto un’infuocata lettera all’Adige in cui se la prendeva con i “suoi” uomini dell’UPT e del centrosinistra, rei di non volerla candidare in alcun collegio. Mi dissi “perché no?” Fu un flash. La chiamai lì con me – ricorda Bottamedi -, sul divanetto, e le proposi “se vuoi ti organizzo un pranzo con Micaela Biancofiore e con Giorgio Manuali, se entri in Forza Italia puoi candidare a Rovereto e andare a Roma. Ci parlo io con loro”. Detto fatto. Dopo un giorno (e una notte) di riflessione e di confronto con il suo staff e la sua famiglia, Conzatti decise di entrare nel centrodestra, pranzò con Biancofiore e Manuali, e venne candidata nel collegio senatoriale di Rovereto. Vinse con i voti dei tanti leghisti che pochi mesi dopo portarono anche il leghista Maurizio Fugatti alla presidenza della Provincia».
Dopo l’elezione iniziano i problemi con Conzatti: «non si iscrisse mai a Forza Italia e non pagò mai la quota di 20.000 euro che ogni candidato doveva versare alle casse del partito per finanziare la campagna elettorale. Purtuttavia trascorse qualche mese in Forza Italia tentando subito di imporre il suo comando nel partito a livello provinciale e regionale, innescando immediatamente uno scontro di leadership con Biancofiore e con la dirigenza nazionale del partito. Isolata e priva di prospettive di potere, nel 2019 decise di passare con Renzi nel neonato partito di Italia Viva». Un ritorno tra le braccia del centro sinistra, dove ora ritenta la sorte proprio grazie all’ammucchiata sinistra che, a livello nazionale, il leader di Azione, Carlo Calenda, ha denunciato facendo fallire l’alleanza originaria tra il Pd e Azione. Insomma, a Roma ammucchiata impresentabile no, in Trentino sì, con la scusa di un esperimento politico in chiave elezioni provinciali 2023.
Ora Conzatti deve giocarsi la sua rielezione contro la Biancofiore che ha voluto il confronto diretto nel collegio senatoriale di Rovereto proprio con lei, reagendo in malo modo. «Non posso tacere di fronte ad una Conzatti che accusa Biancofiore di essere stata eletta grazie ad una candidatura-paracadute a Reggio Emilia – sbotta Bottamedi -. Anche Conzatti è stata eletta in un collegio blindatissimo, grazie ad un salto dal centrosinistra al centrodestra compiuto in una notte. E grazie a Biancofiore, allora coordinatrice di Forza Italia del Trentino Alto Adige, che letteralmente glielo regalò. Niente moralismi, per carità. Sappiamo tutti che la politica è fatta prevalentemente di fango e di lotte greco-romane, combattute in quel fango. Ma nella vita ogni tanto bisogna rendere conto delle proprie scelte, non si può vivere in eterno in una bolla».
A consolazione degli elettori che dovranno recarsi alle urne il 25 settembre, il fatto che a sinistra esiste pur sempre la possibilità di votare per una candidata dal percorso morale e politico ineccepibile, come Giovanna Giugni nelle fila di Italia Sovrana e Popolare, mentre per il centro destra esiste pur sempre l’alternativa del Partito autonomista trentino tirolese.
Le scelte sulle candidature spesso disunite dalla effettiva rappresentanza del territorio stanno giocando qualche scherzetto a tanti leader. Stando ai sondaggi, la Lega Salvini Premier rischia, oltre al doppiaggio a livello nazionale, pure il sorpasso di Fratelli d’Italia nelle sue ex roccaforti del Nord, risultato figlio di un partito sempre più meridionalizzato e avulso dalle logiche autonomistiche che fino a poco tempo fa ne avevano garantito il successo elettorale.
Non solo: Salvini rischia, a livello nazionale, pure di essere superato anche dal M5s di Giuseppi Conte, il che costituirebbe l’epitaffio finale sulla parabola alla guida della segreteria di Capitan Mojito.
Non sta meglio Forza Italia che è ormai superata dalla biciletta centrista di Azione e Italia Viva, che agisce come una sorta di aspira consensi – e di esponenti – dal partito azzurro.
Va maluccio anche il Pd di Enrico Letta, inchiodato al secondo posto a circa il 20-22% dietro Fratelli d’Italia, che paga l’aver messo in piedi un’alleanza Frankenstein sull’altare del contenimento della forza del centro destra, mancando il risultato.
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