Scatta il fermo pesca: stop al fresco in tutto l’Adriatico fino al 21 settembre

Il provvedimento non risolleva il patrimonio ittico, mentre ha depresso la flotta peschereccia a sole 12.000 unità.

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Stop al pesce fresco a tavola lungo tutto l’Adriatico con il fermo pesca che si estende anche al tratto di costa da San Benedetto e Termoli, dopo che la flotta aveva già interrotto le attività da Trieste ad Ancona e da Manfredonia a Bari. Lo comunica Coldiretti Impresapesca sottolineando che il blocco delle attività durerà nel tratto tra il sud delle Marche, l’Abruzzo e il Molise dal 16 agosto fino al 21 settembre. Come lo scorso anno, in aggiunta ai periodi di fermo fissati, i pescherecci dovranno effettuare ulteriori giorni di blocco che vanno da 7 a 17 giorni a seconda della zona di pesca e del tipo di risorsa pescata.

Il fermo pesca cade quest’anno in un momento difficile – denuncia Coldiretti Impresapesca – poiché il blocco dell’attività va a sommarsi al caro carburanti con il prezzo medio del gasolio per la pesca che è praticamente raddoppiato rispetto allo scorso anno costringendo i pescherecci italiani a navigare in perdita o a tagliare le uscite e favorendo le importazioni di pesce straniero, considerato che fino ad oltre la metà dei costi che le aziende ittiche devono sostenere è rappresentata proprio dal carburante. Non a caso, secondo un’analisi Coldiretti su dati Istat, gli arrivi di prodotti ittici dall’estero sono aumentati del +34% in valore nei primi cinque mesi del 2022.

Nonostante l’interruzione dell’attività per il fermo pesca sulle tavole delle regioni interessate, sarà comunque possibile trovare prodotto italiano, dal pesce azzurro come le alici e le sarde, al pesce spada, dalle vongole e cozze provenienti dalle barche della piccola pesca e dall’acquacoltura, che assicura anche orate e spigole. Il consiglio di Coldiretti Impresapesca è verificare bene le informazioni in etichetta sui banchi di pescherie e supermercati, ma per assicurare reale trasparenza occorrerebbe arrivare all’etichettatura obbligatoria dell’origine anche al ristorante.

A pesare sulla pesca nazionale sono anche – denuncia Coldiretti Impresapesca – le scelte dell’Unione Europeache hanno portato a una riduzione dell’attività di pesca per un corposo segmento produttivo della flotta peschereccia nazionale a poco più di 120 giorni, pari ad un terzo delle giornate annue, portandola di fatto sotto la soglia della sostenibilità economica. Senza dimenticare gli effetti della siccità con la mancanza di acqua per garantire il ricambio idrico e l’aumento della salinità lungo la costa adriatica che ha causato una perdita del 20%della produzione di vongole e cozze negli impianti di acquacoltura del delta del Po.

Resta poi il problema che anche quest’anno l’assetto del fermo pesca 2022 non risponde ancora alle esigenzedelle aziende e continua a non rispondere alle esigenze della sostenibilità delle principali specie target della pesca nazionale, tanto che lo stato delle risorse nei 35 anni di fermo pesca, per alcune specie, è progressivamente peggiorato, mentre la flotta Italia si è ridotta ad appena 12.000 unità. L’obiettivo deve essere quello di tutelare, oltre alle risorse ittiche, anche la sostenibilità economica del settore che rappresenta in molte zone un volano importante anche dal punto di vista turistico.

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