Forse quella in arrivo non sarà una stagione eccessivamente fredda per le temperature ambientali, ma sarà gelida sul fronte dei costi che gli abitanti delle zone di montagna saranno costretti a sopportare per il riscaldamento per tenere temperature minimamente accettabili nei luoghi di vita e di lavoro site nelle aree di montagna.
Fino alla recente crisi energetica, nonostante il riscaldamento sia un bene primario, da tutti i legislatori nazionaliè sempre stato trattato come un bene di lusso, come tale soggetto ad Iva piena, accise e oneri di sistema. Quasi che tenere 18-20 gradi al chiuso quando fuori la temperatura scende sottozero fosse un qualcosa da potere rinunciare tranquillamente.
Ma nell’inverno prossimo saranno in tanti a dovere rinunciare a riscaldare case e luoghi di lavoro vuoi per la possibile carenza di forniture – su gas metano e pellet di legna ci siamo già – sia, soprattutto, per il caro bolletteche sono attese ad ulteriori rialzi nei prossimi mesi, superando spesso la soglia di sopportazione economicaper molte aziende e famiglie.
Sul tema della riduzione dei costi di riscaldamento per le aree di montagna interviene il deputato Dario Bond: «la montagna rischia di morire di freddo il prossimo inverno. Va tolta l’Iva da gasolio, metano e biomasse fino alla prossima primavera». Bond fa proprio l’appello del gruppo cadorino “Giovani e Futuro” che lamenta il continuo calo della qualità di vita delle popolazioni di montagna, che già devono confrontarsi con la desertificazione dei servizi pubblici e privati e, ora, pure con il caro riscaldamento.
«Nell’ultimo anno i prezzi del gas metano sono schizzati alle stelle – dice Bond -. Una famiglia che spendeva 300-400 euro al mese per scaldarsi, ora ne spende più del doppio. E mi segnalano che in questo momento sono introvabili perfino pellet e legna da ardere, se non a prezzi più che raddoppiati rispetto a qualche mese fa. È in atto una speculazione colossale, specie in Italia, visto che all’estero i prezzi del pellet sono rimasti pressoché stabili, che rischia di far scomparire la montagna, dove il riscaldamento è una necessità quotidiana da ottobre ad aprile, e dove – a differenza della pianura – si raggiungono minime di 10-15 gradi sottozero. È impensabile che le famiglie delle “Terre alte” il prossimo inverno siano costrette a spendere interi stipendi – ammesso che bastino – per il riscaldamento, solo per poter rimanere a vivere in montagna. Via quindi l’Iva da metano, gasolio, Gpl e altri combustibili per il riscaldamento domestico delle aree montane, finché i prezzi non torneranno alla normalità, almeno fino alla prossima primavera».
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