Il tema della mancata Autonomia al Veneto, a quasi cinque anni dal referendum dell’ottobre 2017, la perdita sempre più forte di contatto con la base produttiva del territorio, scelte politiche fallimentari che hanno portato alla clamorosa sconfitta alle amministrative, specie a Verona e a Padova, rischia di costare e molto alla Lega Salvini premier e ai suoi vertici locali, ad iniziare dal vice segretario federale Lorenzo Fontana: ne è convinta una delle anime storiche del leghismo in Veneto, quel Gianluca Forcolin, già sindaco, parlamentare e vicepresidente della Regione del Veneto che è protagonista di questa puntata di “Focus” di “ViViItalia Tv”, intervistato dall’esperto in comunicazione e analisi politica, Gianfranco Merlin, e dal direttore de “il NordEst Quotidiano”, Stefano Elena.
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Nell’intervista, Forcolin esamina senza veli i problemi dell’attuale assetto di potere interno della Lega Salvini premier, con un “cerchio magico” molto ristretto che orbita attorno alla pattuglia parlamentare uscente e che rischia grosso alle prossime elezioni del 25 settembre, con la forte possibilità che il 70% e oltre conquistato da Luca Zaia alle Regionali di due anni fa rimanga solo uno sbiaditissimo ricordo, incassando pure lo smacco di un clamoroso sorpasso di Fratelli d’Italia.
Questi, secondo Forcolin, sono i frutti dell’avere perso il contatto con i principi fondanti della Lega Nord, del leghismo più autentico, di quello che punta da sempre all’autonomia come alternativa percorribile alla secessione da Roma, della difesa delle classi produttive, delle politiche volte a creare le condizioni per la crescita dell’economia al posto dell’assistenzialismo imperante. Politiche che Salvini non ha voluto o potuto osteggiare, spesso finendo pure per fiancheggiarle anche se in contrasto con gli interessi della base elettorale nordista.
Forcolin auspica anche il ritorno a pesare della base dei militanti e dei tesserati nelle scelte del vertice, oltre ad un recupero della democrazia interna con la fine dei commissariamenti e la celebrazione dei congressi di sezione, provinciali e “nazionali” per arrivare alla nomina di vertici politici che siano reale espressione degli iscritti, piuttosto che di un ristretto vertice, spesso alieno dalla società reale in cui sarebbe chiamato ad operare.
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