Inflazione scippo generalizzato ai danni degli italiani

Bella: «colpisce maggiormente le fasce sociali più deboli, ma il problema è che la politica non si occupa più della classe media, che rischia di essere la nuova povera». 

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L’Istat ha ufficializzato l’inflazione di luglio, il leggerissimo calo medio, ma con alcune città del Nord Italia decisamente più in corsa, con il primo superamento ufficiale a Bolzano della quota a due cifre, quel 10% che desta più di un allarme, che sul classico carrello della spesa pesa ancora di più.

A preoccupare è il dato medio dell’inflazione, attualmente attorno al 7%, che è atteso al rialzo nell’ultimo quadrimestre 2022, trainato dalla probabile crescita dei prezzi energetici, anche sull’annuncio fatto da Gazprom che gli aumenti del prossimo autunno saranno attorno al 60%.

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Secondo l’osservatorio di Confcommercio, il problema inflazione sta nel perimetro degli interventi messi in campo dal governo Draghi, che si sono concentrati solo sulla fascia bassa dei redditi, fino a 25.000 euro, fascia che dalla crisi economica del 2022 (e anche di prima) esce praticamente indenne vuoi per i vari bonus incassati che sono costati allo Stato già 30 miliardi di euro, vuoi per la pressoché totale esenzione da ogni sorta di tassazione sui redditi.

Chi, viceversa, non sta bene sono i malcapitaticolpevoli” di guadagnare cifre superiori, specie nella fascia dei 40-60.000 euro e superiori, che nella moderna lotta di classe li vede praticamente esenti da ogni ombrello statale, con quasi tutti i servizi pubblici a pagamento e con il prelievo fiscale stabilmente oltre la quota dell’esproprio del 43%.

Per quella che era la classe media, “colpevole” di guadagnare redditi netti di 3.000-4.000 euro al mese – sicuramente buoni redditi, ma ben lontano dalla ricchezza -, sia come lavoratori dipendenti con incarichi di medio-alta responsabilità che del lavoro autonomo, la classe politica italiana pare impegnata all’unisono per tirarla a fondo, con l’obiettivo di creare nuove fasce di bisogno e di povertà.

In quell’Italia che dovrebbe essere una Repubblica fondata sul lavoro, ma che si sta rapidamente trasformando in una Repubblica fondata sull’assistenzialismo e sui bonus erogati senza una reale e compiuta strategia economica e sociale, il lavoro si sta trasformando in un optional, dove la meritocrazia viene piallata sull’altare della deresponsabilizzazione e dove allo sviluppo si pospone l’economia delle regalie e dei privilegi erogati naturalmente a debito, debito che continua la sua scalata alle vette stellari.

In questa puntata di “Focus” di “ViViItalia Tv”, l’esperto in comuncazione e analisi politica, Gianfranco Merlin, e il direttore de “il NordEst Quotidiano”, Stefano Elena, intervistano il direttore dell’Ufficio studi di Confcommercio, Mariano Bella, che dà una lettura articolata e senza veli dell’economia, dell’inflazione e della società italiana.

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