Alleanze elettorali: Carlo Calenda ha centrato un autentico colpaccio nella trattativa per siglare l’accordo con il Pd, estorcendo al partitone di Enrico Letta la bellezza del 30% dei collegi uninominali: davvero non male per una forza politica come Azione che i sondaggi danno, nei migliori dei casi, valere un quarto del partitone.
Certo, Calenda si è comportato come un mercante al suk della politica: prima schifando ogni sorta di alleanza, puntando a creare il terzo polo centrista magari assieme a Matteo Renzi, attirando così come una sirena ingressi di peso ai danni di Forza Italia che ha perso in pochi giorni tutta la sua rappresentanza nel governo Draghi con la fuga di tre ministri in carica. Poi, resosi conto che un terzo polo centrista avrebbe sì costituito un’interessante novità, ma avrebbe costretto la raccolta di decine di migliaia di firme per la presentazione delle liste, ecco la manovra a “U” e l’uppercut alla mascella lettiana: sì all’alleanza tra Azione e Pd, ma con il contrappasso del 30% dei collegi uninominali e il divieto a candidare in tutti gli uninominali personalità potenzialmente divisive, a partire da transfughi e segretari di partito.
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Sarà da vedere come la prenderanno i transfughi azzurri che hanno abiurato una Forza Italia colpevole di avere sfiduciato il governo Draghi, credevano di atterrare in una formazione neo centrista contro la deriva a destra dei berlusconiani e che ora si ritrovano abbracciati agli estremisti verdi e comunisti. Corsi e ricorsi…
Comunque sia, va riconosciuto a Calenda di avere compiuto un’autentica estorsione politica ai danni di un Letta letteralmente terrorizzato da una sfida elettorale che partiva con un notevole handicap, quasi irrecuperabile. Ora, le cose migliorano un pochino, ma non troppo.
E sul fronte delle alleanze elettorali del centro destra cosa succede? Qui, la coalizione è sicuramente più consolidata, ma la suddivisione meramente algebrica dei collegi uninominali sulla base del peso delle varie forze nei sondaggi potrebbe esporre il centro destra ad una vittoria mutilata.
Il centro destra deve prendere ad esempio Calenda: nei collegi uninominali, i partiti non devono cadere nella tentazione di piazzare questo o quel candidato, ricorrendo a usati sicuri, vecchi arnesi e bagasce politiche varie, che possono esporre gli elettori del centro destra al dilemma se votarli o preferire altre offerte.
I segretari del centro destra devono avere chiaro che il proprio elettorato non è così granitico come quello di centro sinistra, aduso ad ingoiare anche i rospi più grossi ed indigesti. L’elettore di centro destra vota se trova candidati validi, altrimenti si astiene o vota la concorrenza. Di qui la necessità anche per Meloni & Co. di proporre nei collegi uninominali candidati di area, di spessore, magari pure conosciuti, lasciano al proporzionale le velleità personali dei vari personaggi di dubbia appetibilità e spendibilità elettorale.
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