I partiti e le coalizioni stanno andando a pieno regime per affrontare le elezioni politiche del 25 settembre, le prime da decenni a questa parte a svolgersi nella parte finale dell’estate, con tutti i problemi logistici che ne conseguono, a partire dalla necessità di raccogliere le firme – per i partiti che devono farlo perché di nuova costituzione – e depositare le liste a cavallo di Ferragosto.
All’orizzonte dei vari schieramenti che si vanno formando c’è anche una questione che le segreterie dei partiti tendono a sottovalutare: la qualità dei candidati proposti all’elettorato che già di suo ha una tendenza ad evitare le elezioni schifato da quanto accaduto nel corso della legislatura appena conclusa e dal fatto che perfino uno dei suoi maggiori interpreti ha ammesso che in politica “uno non vale uno”. Tombola.
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Mentre il centrodestra si vede dato per vittorioso alle elezioni politiche da tutti i sondaggi da parecchie settimane e con la possibilità che sia proprio il centro destra ad esprimere il primo premier donna della storia repubblicana – fatto che sta facendo rosicare a mille le pasdaran femministe dell’arcipelago sinistro – è opportuno dare un tangibile segnale di cambiamento agli elettori, mettendo in lista personaggi capaci, con un’esperienza professionale al loro attivo, la padronanza dell’italiano e di un’altra lingua straniera, elementi di geografia, economia e salute pubblica. Poi ci vogliono anche degli specialisti cui affidare le posizioni di responsabilità nel governo, per evitare ministri improvvisati che passano da un dicastero all’altro facendo in entrambi pesanti danni economici e politici (ogni riferimento a Luigi Di Maio & Co. è puramente casuale).
Ma ci vuole anche un sussulto di dignità tra le forze politiche, dove ci sono segretari che predicano bene ma razzolano a proprio piacimento. Questo il caso di coloro che elevano al soglio di candidati tra le proprie fila di quei politici che hanno transumato da un partito differente, spesso politicamente opposto, mentre predicano l’ostracismo verso coloro che hanno abbandonato la sua forza politica per approdare in altri lidi. Per evitare la doppiezza politica, sarebbe opportuno che tutti coloro che, scesi da un treno, sono in ambasce per salire sul prossimo convoglio in transito stessero fermi in stazione in attesa della corsa prossima futura, fermi un giro a decantare. E dispiace vedere personaggi interessanti come Carlo Calenda, che appartiene all’affollata schiera di coloro che predicano bene e poi razzolano a piacimento, che si sta trasformando in una sorta di maxipeschereccio dedito alla pesca a strascico dei politici con la valigia, in Azione per rinfoltire le proprie fila costi quel che costi.
Insomma, prima che le liste delle prossime elezioni politiche vengano depositate, sarebbe bello vedere l’impegno delle segreterie di partito ad un reale cambiamento guidato proprio dalla Meloni che partisse proprio dalle liste, sottoposte ad un fino lavoro di lavaggio e di purga da trasformisti, voltagabbana e bagasce varie della politica. Chiediamo troppo?
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