Rimborsi crediti autotrasporto: vince il click più veloce

Franchini: «torna la follia del “click day” e del tetto al credito d’imposta». 

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bonus 200 euro

Il governo Draghi scontenta i piccoli operatori dell’autotrasporto, definendo le modalità di rimborso degli aiuti per il caro carburante ricorrendo a troppa burocrazia con un pizzico di riffa.

«Quello che è emerso nell’ultimo incontro tra i dirigenti del ministero della Mobilità e le associazioni di rappresentanza presenti all’Albo dell’Autotrasporto sulle modalità operative per ottenere il tanto attesto credito di imposta pari al 28% degli acquisti di carburante per veicoli Euro V e VI nel primo trimestre 2022 (che dovrebbe corrispondere a circa 0,40 centesimi al litro), sta scontentando tutti gli imprenditori – commenta la presidente di “Ruote Libere”, Cinzia Franchini -. Una procedura oltremodo complessa e farraginosa per le piccole aziende e che garantiscesolo una piccola parte dei crediti dovuti ai grandi gruppi e che fino a pochi mesi fa arrivavano in modo automatico ed efficiente attraverso i rimborsi accise che il Governo ha sospeso dal 21 marzo scorso».

Gli unici a non esprimere disagio e a non protestare sembrano essere i vertici delle vecchie associazionichiamate a rappresentare il settore. «Associazioni che continuano a parlare di “bonus” o “ristori” fingendo di non comprendere – chiosa Franchini – che attraverso queste somme viene solo parzialmente restituito agli imprenditori ciò che è stato tolto loro con la sospensione del rimborso ordinario delle accise a partire dal 21 marzo scorso. Un paradosso specchio di una scollatura insanabile tra questi enti e il mondo reale».

Quel che è peggio è che torna la riffa del “click day”, ovvero l’accesso ai benefici legato al momento temporaledi presentazione della domanda. «Le piccole realtà artigiane, per tentare di difendersi dalla selva burocratica immaginata dal Governo e per cercare di vincere la folle corsa al “clickpiù veloce, saranno costrette a rivolgersi o un commercialista o alle solite associazioni perdendo così una fetta del dovuto. Le grandi aziende di autotrasporto d’altra parte, pur vantando crediti per milioni di euro, otterranno, forse a ottobre, l’importo massimodi 400.000 euro, e il resto chissà quando con una procedura ancora tutta da inventare presso l’Unione Europea – continua Franchini -. Ricordo che le aziende dovranno compilare un documento con le targhe dei veicoli Euro V e VI, superiori a 7,5 tonnellate, e il valore del gasolio acquistato per tali mezzi nei primi 3 mesi dell’anno. Una volta eseguito questo rendiconto documentale, il documento dovrà essere caricato insieme alla domanda dalle stesse aziende, a partire dalla data e dall’ora stabilite dal ministero, su una piattaforma informatica che verrà predisposta dall’Agenzia delle Dogane».

I rimborsi saranno definiti sulla base dell’orario di presentazione delle richieste e fino all’esaurimento dei 500 milioni di euro stanziati. Insomma, vince il più veloce, sempre che la piattaforma funzioni a dovere, cosa che non è scontata dati i precedenti. Ogni domanda avrà un valore di credito di imposta massimo di 400.000 euro per azienda (compreso il rimborso dell’additivo AdBlue), mentre, ed è qui che arriva la mazzata, per le aziende che vantano crediti maggiori ai 400.000 euro dovrà essere attivata una procedura autorizzativa europea specifica fino a 2,3 milioni. «Procedura della quale nulla sappiamo. Non solo: il ministero stima che verranno presentate 40.000 domande, questo significa che a fronte di 81.025 aziende iscritte all’Albo dell’autotrasporto con veicoli nel primo trimestre 2022, 41.000 aziende resteranno tagliate fuori dagli aiuti – dice Franchini -. Certo, sono quasi tutte aziende che non possiedono mezzi Euro V ed Euro VI, ma non possiamo permetterci di dimenticarci di queste realtà in un momento così difficile per l’autotrasporto e per l’economia nazionale».

«Dopo mesi di attesa le imprese di autotrasportato ormai in agonia si trovano dunque a fare i conti con un meccanismo che inevitabilmente provocherà un ulteriore allungamento dei tempi necessari per ottenere risorse vitali, risorse che i grandi gruppi rischiano addirittura di non vedere mai – sottolinea la presidente di Ruote Libere -. Nella filiera immaginata ad arte sono infatti coinvolti diversi ministeri e non è sbagliato pensare che serviranno ancora mesi per espletare l’intera procedura. Mesi che possono significare la vita o la morte delle attività imprenditoriali. Ruote Libere aveva chiesto, inascoltata, al ministro Giovannini e alla sua vice Bellanova di snellire e semplificare le procedure. Oggi ci troviamo di fronte a questo piano, individuato dal Mims con il beneplacito delle associazioni che siedono all’Albo, che va nella direzione diametralmente opposta».

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