Un incontro non di maniera, ma fatto di sentiti ringraziamenti e anche qualche lacrima e parole di emozione, uscite dal cuore dei discendenti di Friulani nel raccontare la storia di uomini e donne costretti a partire come emigranti, con il cuore in gola e tanta paura, ma con la consapevolezza di doverlo fare per garantire un futuro ai propri figli, lasciando una terra allora povera per un’altra straniera ma piena di speranze.
Si è srotolato così l’appuntamento tra i partecipanti ai progetti “Alla scoperta delle proprie radici” e “Destinazione Fvg” (una quarantina di discendenti di Friulani, Giuliani e anche della minoranza slovena, che si sono stabiliti in Paesi del Sud e del Nord America, Canada, Sud Africa, Australia e Belgio) con il presidente del Consiglio regionale, Piero Mauro Zanin, affiancato dai consiglieri Antonio Calligaris, Tiziano Centis e Giuseppe Ghersinich, e l’assessore regionale all’immigrazione, Pierpaolo Roberti.
Chiamati ad accompagnare gli ospiti, i presidenti delle associazioni e degli enti che sostengono il Friuli Venezia Giulia nel mondo: Gino Gregoris, dell’Ente friulano assistenza sociale e culturale emigranti (Efacse); Paolo De Gavardo, dell’Associazione Giuliani nel Mondo (Agm); Loris Basso, dell’Ente Friuli nel Mondo (Efm); Graziella Bianco Coren, dell’Unione emigranti sloveni Fvg (Ues).
A sottolineare l’importanza del legame con la patria d’origine è stato il padrone di casa, Zanin, che ha fatto presente come «si dica patria proprio perché significa terra dei padri, una terra a cui tornare perché si sente il richiamo del sangue e perché sicuramente i vostri genitori e i vostri nonni vi hanno trasmesso l’amore per questa regione».
«Vi fa onore che desideriate essere qui a conoscere le vostre radici e noi siamo orgogliosi di ospitarvi – ha aggiunto Zanin – perché ci rappresentate all’estero, lì dove avete studiato, avviato un’impresa, creato una vostra famiglia e dunque siete diventati una risorsa preziosa anche per i Paesi dove siete nati. Alle associazioni dei corregionali oggi si chiede un’operazione di ammodernamento, perché i ragazzi oggi non cercano più solo le proprie origini, ma anche opportunità e il Friuli Venezia Giulia è una Regione che, con le sue leggi e i suoi contributi, vuole dare a chi è partito l’occasione di rientrare».
Il presidente Gregoris ha ringraziato l’ospitalità presso il Consiglio regionale dei discendenti di Friulani, «cuore pulsante della democrazia, perché qui si regolamentano i rapporti sociali ed economici del territorio. Ci viene raccomandato un rinnovamento – ha detto riallacciandosi al ragionamento del presidente Zanin – e posso dire che tutte noi associazioni dei corregionali lo abbiamo fatto, in particolare negli ultimi 2-3 anni segnati dalla pandemia che ci ha costretti a trovare nuovi obiettivi».
De Gavardo ha riportato quanto si sta facendo in Svezia per attrarre nuove forze lavoro qualificate e nuovi professionisti, tra servizi scolastici, opportunità di fare carriera, incentivi economici e periodi garantiti di rientro a casa, «un sistema che dovrebbe essere preso a modello anche dalla Regione per aiutare gli specialisti che magari vorrebbero rientrare, ma ovviamente solo a determinate condizioni. Certo si tratterebbe di un impegno gravoso, ma garantirebbe sia chi vuole restare, sia avere a disposizione personale qualificato».
E che chi parte ha desiderio di fare carriera, visto che sacrifica famiglia e affetti, ha detto poi anche Basso, che a Monaco, dove di recente l’Efm ha ricostituito il Fogolâr Furlan, si è trovato a chiedere a migranti under 45 se volessero rientrare, ricevendo una risposta negativa, soprattutto dalle donne, in quanto a Monaco hanno trovato i servizi necessari per potersi affermare nella carriera e nella vita privata.
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