Italia sempre più snodo europeo del gas metano

Doppia missione in Algeria (Draghi) e in Azerbaigian (Simson) che consentono di aumentare a breve la disponibilità di circa 12 miliardi di metri cubi con l’obiettivo di crescere ancora. 

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L’Europa sta correndo a diversificare le forniture energetiche per affrancarsi dalla dipendenza russa, che, fino a pochi mesi fa, forniva circa il 45% dei consumi di gas metano e un 20% di quelli petroliferi, trasformando l’Italia in uno snodo strategico del gas metano.

Quello snodo che Angela Merkel aveva disegnato per la Germania puntando al raddoppio del Nord Stream 2 che arriva dalla Russia, infrastruttura che non è mai entrata in servizio, e con il Nord Stream che ora è chiuso, ufficialmente per manutenzione ordinaria, ma di fatto si tratta dell’ennesima reazione verso quell’Europa rea, agli occhi di Putin, di sostenere l’Ucraina nel suo sforzo contro l’invasore russo.

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Il premier dimissionario Mario Draghi si è recato in Algeria per sottoscrivere accordi con il presidente Abdelmadjid Tebboune il potenziamento delle forniture di gas metano, facendo diventare il paese africano il primo fornitore di gas dell’Italia, con altri 4 miliardi di metri cubi all’anno che vanno ad aggiungersi ai 2 miliardi sottoscritti solo poche settimane addietro, che verranno trasportati attraverso il gasdotto italo-algerino che transita attraverso la Tunisia.

Da Algeri a Baku: la Commissione europea e l’Azerbaigian hanno firmato un memorandum d’intesa che prevede l’impegno di raddoppiare la capacità del Corridoio meridionale del gas di fornire all’Ue almeno 20 miliardi di metri cubi all’anno entro il 2027. La firma al memorandum è stata posta dal presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, e dal presidente azerbaigiano, Ilham Aliyev, assieme al ministro dell’energia azero, Parviz Shahbazov, e la commissaria europea per l’Energia Kadri Simson. «Ciò contribuirà agli obiettivi di diversificazione del piano “REPowerEU” e aiuterà l’Europa a porre fine alla sua dipendenza dal gas russo», spiega la Commissione.

Sulla base della cooperazione energetica rafforzata, l’Azerbaigian sta già aumentando le consegne di gas naturale all’Ue, da 8,1 miliardi di metri cubi nel 2021 a 12 miliardi di metri cubi previsti nel 2022, gas che arriva in Italia attraverso il gasdotto Tap che termina in Puglia.

«L’Azerbaigian ha già aumentato le forniture di gas naturale all’Ue e questa tendenza continuerà, con fino a 4 miliardi di metri cubi di gas in più quest’anno e volumi che dovrebbero più che raddoppiare entro il 2027 – commenta Simson -. Ma la nostra cooperazione va oltre, accelerando il dispiegamento di le energie rinnovabili e la lotta alle emissioni di metano; questi passaggi aumenteranno la sicurezza dell’approvvigionamento e aiuteranno a raggiungere i nostri obiettivi climatici».

Il nuovo memorandum prevede l’impegno a raddoppiare la capacità del Corridoio meridionale del gas, per fornire almeno 20 miliardi di metri cubi all’anno all’Ue entro il 2027. Nel 2021, il gasdotto ha trasportato 8 miliardi di metri cubi di gas verso l’Europa e, sulla base di una cooperazione energetica rafforzata, l’Azerbaigian sta già aumentando le forniture, passando da 8 a 12 miliardi di metri cubi nel 2022. Nei prossimi due anni è previsto il potenziamento delle due stazioni di compressione per adeguare l’infrastruttura al raddoppio del volume di gas trasportato, con le spese che rientreranno tra i progetti europei di interesse comune.

Una situazione che vede l’Italia privilegiata per la sua posizione geografica e che potrebbe anche migliorare nel prossimo futuro se si desse il via al progettobloccato una decina d’anni fa proprio dalla tedesca Merkel – per collegare i giacimenti giganti di gas metanoLeviathan” scoperti al lardo delle coste d’Israele e di Cipro attraverso il gasdotto Eastmed, che potrebbe estendersi fino al delta del Nilo in Egitto per abbracciare anche l’altro giacimento giganteZohr” che, attraverso la Grecia, sboccherebbe nuovamente in Puglia.

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La rete europea dei gasdotti in funzione, in costruzione e ideati.

Fin qui il futuro, ma l’attualità è costellata anche da un’incognita che si chiama solidarietà europea: nel caso che la chiusura di Nord Stream dovesse prolungarsi per qualche settimana o, peggio, mese, in Germania la situazione si farebbe oltremodo critica, così come in Austria e Ungheria, che potrebbero chiedere lo stato di emergenza e attivare i protocolli di solidarietà, con la necessità di cedere parte delle riserve accumulate dall’Italia ai paesi europei in crisi, con un probabile scenario di criticità per l’Italia durante il prossimo inverno e con la possibilità di un contingentamento dei consumi di energia.

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