Il tramonto della democrazia rappresentativa

Ormai una coalizione vince con meno del 25% dei voti degli aventi diritto. Troppo poco. Di Domenico Catalano 

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Elezioni amministrative elezioni politiche

L’ultima tornata elettorale ha dimostrato come una coalizione possa assicurarsi la vittoria con il 25% dei voti degli aventi diritto: di conseguenza, chi amministra una città rappresenta un elettore su quattro, il quale appartiene a quella parte di popolazione più colta ed abbiente e di cui verranno tutelati gli interessi, con forte detrimento della democrazia rappresentativa.

Questa fetta di popolazione di solito vive nei centri delle città dove si ha una migliore qualità della vita dovuta ad una maggiore cura degli ambienti urbani ed una migliore efficienza dei servizi, come la sicurezza ed il contrasto dell’inquinamento con la creazione di isole pedonali.

In questo scenario, le classi sociali più abbienti sono politicamente molto dinamiche e scelgono con cura i loro rappresentanti che gli permettono di sfruttare ogni piega del sistema a loro vantaggio creando, dall’intreccio di singoli interessi, una tela che risulterà, sempre, di stoffa pregiata e viva di colori.

Queste persone vanno sempre a votare non facendo mai mancare alle consorterie di riferimento il loro bacino di votiche risulterà sempre determinante considerato il basso numero di persone che si reca alle urne: emblematico il caso del deputato romano eletto nel seggio lasciato vuoto dal neo eletto sindaco di Roma con un risicato 11% di votanti.

I tre quarti della popolazione non sono rappresentati da nessuno e quando uno di questi cittadini deve avanzare qualche istanza o non viene ricevuto oppure viene liquidato con un compassionevole “ne terremo conto”.

Qualora la richiesta dovesse essere presentata per iscritto, gli amministratori non gli rispondono in quanto sono a conoscenza delle scarse risorse culturali ed economiche di cui dispone che sono indispensabili per far valere i propri diritti.

In questa situazione non è difficile capire perché le periferie sono abbandonate a se stesse in quanto abitate da persone al limite dell’indigenza i cui giovani frequentano, in genere, scuole professionali, mentre i licei e le scuole superiori di qualità si trovano tutte in centro per essere funzionali al ceto ben rappresentato.

Anche il piano traffico di ogni città riflette questa situazione in quanto i veicoli provenienti dalle periferie vengono dirottati in assi viari esterni al centro con conseguenti ingorghi che causano perdita di tempo e di danaro a famiglieche sono al limite di sussistenza.

L’obiettivo di giungere al fatidico 25% dei consensi per vincere le elezioni si è raggiunto indebolendo la partecipazione popolare rendendola quasi nulla e di questo pericolo i padri della Costituzione italiana erano ben consci, ipotizzando un sistema dove le amministrazioni avrebbero avuto il dovere di favorirla per non correre il rischio che ad essere rappresentati siano sempre gli stessi.

Il quadro democratico risulta compromesso anche dal sistema elettorale maggioritario per l’elezione dei sindaci che hanno trasformato i comuni in satrapie con la macchina comunale sempre efficiente per la fascia di cittadini che li hanno votati ed assente per la restante popolazione che in genere vive in periferie malsane e pericolose.

Tutto questo nel medio termine porterà a pericolosi movimenti spontanei di protesta che vedrà protagonisti cittadini che non contano niente e sanno che non conteranno mai niente in quanto non rappresentati.

Questo si realizza nel fenomeno delle bande giovanili composte, in genere, da giovani figli di immigrati che non si sono mai perfettamente integrati i quali, paradossalmente, sono stati funzionali al sistema della cosiddetta accoglienza burocratizzata che ha posto ai vertici di questi organismi delle persone che sono ben rappresentate nelle istituzioni e che capiscono poco o nulla delle problematiche reali della gente comune.

Chi vive situazioni di disagio e non riesce a manifestarle con le giuste dinamiche della democrazia rappresentativa indirizzerà queste energie in scomposte azioni di protesta dagli esiti imprevedibili. E sarà proprio in questo passaggio storico che le classi sociali maggiormente rappresentate sentendosi minacciate nei loro interessi si ritrarranno politicamente e contemporaneamente si guarderanno attorno alla ricerca di semplificatori politici utili a riportare stabilità al sistema ed a cui daranno sostegno economiche ed intelligenze utili a riscrivere le nuove regole del gioco.

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