S’addensano fitte nubi sui conti dello Stato Spa, ovvero tutte le aziende partecipate dai vari gangli dello Stato che contribuiscono al patrimonio pubblico nel suo complesso, per via del forte calo della valorizzazione nel primo semestre 2022.
Con un debito pubblico mostruoso da oltre 2.850 miliardi e una spesa pubblica che va al galoppo, con tanti politici che spingono ulteriormente all’allegro scialo per conquistare il consenso degli elettori in vista del voto politico, un così forte deprezzamento dei corsi azionari pone seri allarmi sulla reale sostenibilità dei conti pubblici.
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Preoccupano, nell’ambito dello Stato Spa, in particolare i cali di Enel (-22%), Nexi (-43%), Tim (-41%) e di Poste Italiane (-23%), mentre il caso di Saipem (-52%) è legato soprattutto all’assetto aziendale che ha richiesto una forte ricapitalizzazione complice l’andamento internazionale delle attività gas/petrolio. Vanno meglio le aziende che si occupano di distribuire i servizi energetici, come Terna (+2%) o Eni (-1%) o, ancora Snam (-7%) o Italgas (-9%) che assicurano allo Stato Spa ingenti dividendi. Dividendi che, per le sole Enel, Poste e Eni, fruttano ben 1,3 miliardi di euro, cui s’aggiungono i 513 milioni delle altre partecipate.
A preoccupare la politica c’è anche un altro dato, legato alla personalità dei vari leader politici. La Swg di Trieste ha interrogato i cittadini chiedendo loro se gli attuali leader rappresentino o meno un riferimento etico e morale. Detto che due intervistati su tre non giudica nessuno degli attuali capibastone del Parlamento all’altezza della situazione, tra i pochi che hanno risposto hanno dato a Giuseppe Conte (M5s) il primo posto con il 12%, incalzato ad una lunghezza da Giorgia Meloni (Fratelli d’Italia) con l’11% e da Enrico Letta (Pd) al 10%. Stupisce il baratro che separa gli altri aspiranti capetti: al 5% si piazzano il sempre verde Silvio Berlusconi (Forza Italia) e Carlo Calenda (Azione), mentre raccolgono un misero 2% i due Matteo, Renzi (Italia Viva) e Salvini (Lega).
Infine, le intenzioni di voto degli italiani, con Fratelli d’Italia che si consolida sempre più come primo partito, incalzato dal Pd, che stacca una Lega in calo un M5s (ancora non scisso) sempre in andamento negativo e una Forza Italia che continua il suo cammino di risalita.
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