Nomine di pensionati ai vertici delle Usl venete: si muove la Corte dei conti

Zaia e Lanzarin nel ciclone delle nomine. Camani (Pd): «la Regione sapeva delle conseguenze delle nomine?» 

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Regione Veneto: il presidente Luca Zaia e l'assessore alla Sanità Manuela Lanzarin.

Sulle nomine al vertice di quattro Usl venete di altrettanti dirigenti prossimi al pensionamento con annesso lauto trattamento economico ha fatto scattare la reazione delle opposizioni della regione del Veneto contro l’operato del presidente del Veneto, Luca Zaia, e dell’assessore alla sanità, Manuela Lanzarin, entrambi espressione della Lega Salvini premier.

Le opposizioni hanno stilato un’interrogazione a prima firma del consigliere Pd, Vanessa Camani, firmata da tutti i consiglieri di minoranza. Questa la raffica di domande. «La Regione sapeva per tempo del collocamento in quiescenza dei quattro direttori generali? Ha preso tempestivamente i relativi provvedimenti? Ha mai valutato le conseguenze relative alla scelta di incaricare persone già prossime alla pensione per motivi anagrafici? E ancora: la Regione ha opportunamente valutato l’impatto di questa situazione sulla validità degli atti sottoscritti dai direttori generali dopo il loro collocamento in quiescenza? E infine: la Regione, se non lo ha già fatto, intende verificare la sussistenza di simili condizioni relative alla posizione di altri dirigenti dell’amministrazione regionale?»

Al centro, la correttezza delle decisioni della Regione Veneto rispetto alla posizione dei quattro direttori generali delle Ulss Berica, Marca Trevigiana, Serenissima e dell’Azienda ospedaliera di Padova, che per mesi hanno percepito il compenso per l’incarico di direttore generale anche una volta andati in pensione, quando a norma di leggeavrebbero dovuto esercitare il loro mandato gratuitamente.

L’interrogazione evidenzia in particolare come «l’articolo 5, comma 9 del D.L. 6/7/2012, n. 95, convertito dalla legge 7/8/2012, n. 135, ulteriormente esplicitato dalla Circolare n. 6/2014 del ministro Madia, da diversi pareri del Consiglio di Stato e da un parere del Dipartimento della Funzione pubblica, vieta espressamente alle pubbliche amministrazioni di conferire incarichi dirigenziali a soggetti già lavoratori pubblici o privati collocati in quiescenza, fatta salva la possibilità di conferire tali incarichi a titolo gratuito e con il limite di un anno per gli incarichi direttivi e dirigenziali. La circolare inoltre precisa che “le amministrazioni eviteranno comportamenti elusivi, consistenti nel conferire a soggetti prossimi alla pensione incarichi e cariche il cui mandato si svolga sostanzialmente in una fase successiva al collocamento in quiescenza”. La sopraesposta disciplina – scrivono gli interroganti – riguarda anche le amministrazioni regionali e le cariche dei Direttori delle Ulss».

Secondo Camani «è grave che in questa vicenda, che riguarda anche il valore etico oltre che tecnico della pubblica amministrazione, il presidente Zaia e l’assessore Lanzarin siano completamente latitanti, come se il problema non li riguardasse. Il problema invece è soprattutto politico, non solamente di carattere tecnico. Ed è ancora più grave che il direttore generale della sanità veneta, Luciano Flor, invece che affrontare la situazione continui a prendere tempo, agganciandosi ora ad un parere pro veritate di parte che tira in ballo la normativa legata all’emergenza Covid e strumentalizza la pandemia per giustificare ciò che appare essere un abisso di natura amministrativa e politica. Le indiscrezioni di stampa, che lasciano immaginare che questi quattro non siano casi isolati, getta un’ombra ancora più preoccupante sul sistema sanitario regionale».

Nell’interrogazione sulle Usl venete, si ricorda che «le misure straordinarie adottate per l’emergenza Covid-19 riguardanti il personale sanitario in quiescenza, e in particolare l’articolo 2bis, comma 5, del D.L. n. 18/2020 e l’articolo 3bis del D.L. n. 2/2021, entrambi prorogati fino al 31/12/2022, escludono, per la diversa natura della funzione, l’estensibilità anche ai direttori generali in questione».

Da parte sua, la vice presidente della Commissione sociosanitaria, Anna Maria Bigon (Pd), evidenzia che «siamo in una fase storica in cui stanno venendo a galla le tante falle della sanità veneta: a partire dall’inadeguatezza degli stipendidi medici ed operatori che negli ultimi anni di emergenza hanno lavorato senza sosta e con turnazioni pesanti per la carenza di personale, per le mancate sostituzioni delle maternità e del personale non vaccinato. Non è un caso che in Veneto ci siano state defezioni del personale che si collocano a valori doppi di quelli della media nazionale. Questa vicenda stride con uno scenario di questa gravità e lo aggrava. Ci chiediamo come sia giustificabile il ritardo con il quale la Regione affronta il problema, visto che c’erano già da mesi le condizioni per intervenire, a partire dal parere del Consiglio di Stato». Bigon annuncia che «presenterò richiesta di audizione dell’assessore Lanzarin in quinta Commissione, per un doveroso chiarimento su quanto è accaduto».

«I paletti legislativi e contrattuali per evitare di arrivare all’esplosione di questa vicenda sulle Usl venete – conclude Camani – c’erano tutti. Già il fatto di ritrovarci in questo guazzabuglio, che mette in fibrillazione l’intero sistema sanitario regionale, è il segno che non si può andare avanti in questo modo. Zaia e Lanzarin, invece di nascondersi, rispondano alle loro responsabilità».

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