Trentino arriva un assestamento di bilancio da oltre 500 milioni di euro

Bene l’investimento sulle famiglie e sulla riduzione della pressione fiscale. Ricordarsi anche del settore editoriale, specie quello indipendente, che in Provincia soffre più che altrove per il monopolio. 

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assestamento di bilancio

In Trentino le calcolatrici stanno andando al massimo per approntare la manovra di assestamento di bilancio provinciale che dovrà essere discussa nelle prossime settimane: una manovra decisamente pesante, perché dovrà allocare gli oltre 200 milioni di euro che arrivano direttamente da Roma a seguito del ricalcolo di alcuni gettiti tributari arretrati e di versamenti straordinari per la gestione della crisi economica. Un tesoretto decisamente ricco, ulteriormente integrabile anche dall’avanzo di bilancio 2021 che la ragioneria sta definendo in questi giorni, che potrebbe portare a circa 550 milioni di euro l’entità della manovra estiva.

La maggioranza di centro destra a guida leghista guarda soprattutto all’appuntamento elettorale del 2023, con l’incrocio tra le elezioni politiche tra marzo e aprile e quelle regionaliprovinciali alla fine di ottobre e le risorse in arrivo ora e alla fine dell’anno saranno le munizioni su cui la giunta Fugatti cercherà di centrare e ripetere i risultati del 2018, oggettivamente molto difficili da ripetere in carenza di miracoli politici ora non all’orizzonte, complice anche il precipizio su cui s’è incamminato il leader nazionale del fu Carroccio, Matteo Salvini, artefice del successo anche in Trentino sull’onda di quello nazionale.

Proprio con l’obiettivo elettorale, l’assestamento 2022 e il bilancio 2023 saranno indirizzati verso la conquista del consenso perduto, a partire dalla riduzione della pressione fiscale, dopo che la giunta leghista l’aveva rialzata, abbassando la soglia dell’addizionale Irpef da 20.000 a 15.000 euro, con l’obiettivo ora di alzarla a 25.000. Per non dire degli arretrati ai dipendenti pubblici (100 milioni), o alla riedizione di vari bonus (per circa 25 milioni) a sostegnodell’economia familiare fiaccata dall’aumento dell’inflazione e delle bollette energetiche. Altri 100 milioni di maggiori entrate deriveranno da altrettanto taglio al contributo dell’Autonomia speciale al risanamento dei conti dello Stato, anche a causa che in Trentino una bella fetta di spesa pubblica che altrove è di competenza diretta dello Stato (come gli stipendi degli insegnanti) è a carico del bilancio locale.

In tutta la manovra di assestamento e di bilancio 2023 si vedrà che il Trentino riserverà un briciolo di attenzione anche ad un comparto economico strategico per l’affermazione dei diritti di cittadinanza e politici: quello dell’informazione. Non è un mistero per nessuno che in sede locale il panorama informativo sia asfittico, con l’informazione su carta stampata in mano ad un monopolio regionale che cumula anche due agenzie pubblicitarie, qualche radio e molti siti web. A tutti gli editori indipendenti rimangono le briciole, specie per quelli digitali che, anche nella tornata degli aiuti straordinari effettuati dallo Stato a fine 2021, sono rimasti esclusi, in quanto i 75 milioni straordinari hanno “bagnato” solo i bilanci di radio e televisioni private.

Poi, a differenza di altre regioni che sono intervenute tempestivamente erogando sostegni all’editoria locale, in Trentino tutto ciò non è avvenuto, con il risultato che molte testate sono a rischio di nuove chiusure, con detrimentodel pluralismo informativo, dell’occupazione di settore – già di suo abbondantemente falcidiata ed economicamente svalutata – e, soprattutto, del diritto ad essere informati.

Ecco, in occasione dell’assestamento di bilancio 2022 sarebbe quanto mai opportuno che anche in provincia di Trento – similmente a quanto hanno già fatto tempestivamente altre regioni, soprattutto ordinarie (chi con mezzo milione di euro, altre fino a 2 milioni), con di gran lunga meno disponibilità di bilancio! – si provvedesse ad erogare un sostegno straordinario all’editoria locale, a partire dagli editori indipendenti più esposti alla crisi economica e alle difficoltà di operare in una situazione di vergognoso monopolio editoriale, sia per sostenere l’occupazione e i redditi dei giornalisti che per coprire i consistenti aumenti registrati nelle spese di funzionamento dell’informazione. Parallelamente, sarebbe opportuno che la Provincia accompagnasse i vari editori – a partire dai più piccoli – nel processo di adeguamento tecnologico e di convergenza multimediale, cosa che comporta ingenti investimenti, non sempre alla portata di piccole realtà che devono combattere tra costi di funzionamento in crescita e di entrate in costante calo.

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