Indagine flash Centro studi Confindustria: in Italia l’industria resiste, nonostante tutto

Il settore delle costruzioni è in salute grazie al volano dei superbonus, mentre i servizi arrancano. Su tutto pesa il caro energia e le difficoltà di approvvigionamento delle materie prime. 

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L’industria resiste, tra dati discordanti, secondo quanto emerge dall’indagine flash del Centro studi Confindustria, con il settore delle costruzioni in salute a trainare gli investimenti, ma nei servizi c’è meno rimbalzo.

Il tutto in uno scenario difficile, tra l’energia carissima, l’inflazione a valori record nell’Eurozona e il rialzo dei tassideliberato dalla Bce, con conseguenti rischi di aumento per il costo del credito in Italia.

Scenario difficile

L’andamento del PIL italiano nel II trimestre 2022 è molto incerto, sintesi di dinamiche contrastanti: nel complesso, appare molto debole. Prosegue, infatti, la guerra in Ucraina e con essa i rincari delle materie prime e la scarsità di materiali, con cui fanno i conti le imprese. Viceversa, il calo dei contagi potrebbe sostenere turismo e servizi, ma l’inflazione frena i consumi delle famiglie.

Energia carissima

Il prezzo del petrolio è balzato a giugno a 126 dollari al barile (da 113 a maggio), vicino al picco di marzo. Il gas naturale in Europa stava scendendo piano (81 euro/MWh da 89, pur restando 6 volte più alto da fine 2019), ma è bruscamente volato verso 120 per il taglio all’offerta russa.

Industria: dati discordanti

La fiducia delle imprese manifatturiere (109,3 a maggio, da 109,9) è in costante diminuzione da novembre. A ciò si affianca un progressivo deterioramento degli ordini. L’indice PMI continua a scendere (51,9 a maggio, da 54,5), ai minimi da un anno e mezzo, restando appena in area di espansione; la stessa indagine segnala un calo di attività e domanda. La produzione, invece, fino ad aprile sembra reggere, andando molto sopra le attese (dopo il -0,6% nel I trimestre). Il rischio è che questa resilienza produttiva delle imprese industriali italiane non duri a lungo, perché i margini sono molto ridotti (in alcuni casi negativi) a causa dei rincari delle materie prime. La forbice con gli indicatori qualitativi si potrebbe chiudere al ribasso nei restanti mesi del II trimestre.

Servizi: recupero attenuato

Il calo delle restrizioni anti-pandemia ha creato le basi per un recupero più robusto del turismo (spesa di viaggiatori stranieri a -25% a marzo dal pre-Covid, era -84% nel 2021). La mobilità per il tempo libero è infatti in aumento, ma non è ancora pienamente ristabilita (-4,8% a maggio per gli italiani). Inoltre, il reddito e i risparmi accumulati delle famiglie italiane vengono erosi dai forti rincari di energia e alimentari (che contano per il 9,2% e il 19,5% del paniere di spesa). Questi fattori potrebbero limitare il recupero dei consumi “fuori casa”. Perciò, il rimbalzo dei servizi nel II trimestre potrebbe essere inferiore rispetto alle attese iniziali. Questo scenario è coerente con la dinamica del PMI: in forte flessione a maggio (53,7 da 55,7), pur continuando ad indicare un’espansione nei servizi.

Costruzioni e investimenti in crescita

Gli indicatori su giudizi e attese a maggio segnalano il proseguire dell’espansione delle costruzioni nel II trimestre (+6,9% il prodotto nel I). Contribuisce anche una parte del reddito delle famiglie, speso per investimenti (in abitazioni-ristrutturazioni: oltre +5,0 miliardi nel I trimestre 2022 da fine 2019). Tali risorse favoriscono la tenuta dell’economia italiana perché sostengono gli investimenti fissi totali (+3,9% nel 1° trimestre, -0,8% invece i consumi).

Export: calo in vista.

L’export italiano resta in aumento in aprile (+1,5% in valore; +1,8% extra-UE), sostenuto dalla crescita dei prezzi. Ciò è sintesi di dinamiche molto eterogenee per mercati di sbocco: dimezzate le vendite in Russia, in ampio calo quelle in Cina e Giappone, in forte espansione negli USA. A maggio, però, indicazioni negative per le prospettive dell’export vengono dagli ordini esteri del PMI manifatturiero e anche l’analogo indicatore per il commercio mondiale delinea una dinamica in calo.

Inflazione record nell’Eurozona.

Nel I trimestre si è avuta una moderata crescita del PIL (+0,3%), grazie al contributo di Spagna (+0,3%) e Germania (+0,2%), mentre la Francia è arretrata (-0,2%); modesto incremento anche della produzione industriale (+0,9%), con un’intensa caduta della manifattura tedesca a marzo (-4,5%). L’inflazione continua a salire (+8,1% a maggio), rischiando di frenare i consumi. È trainata dai prezzi energetici, che hanno colpito in misura differenziata i diversi paesi: meno in Francia (+5,8% l’inflazione), più in Italia (+6,8%), ai massimi in Germania e Spagna (+8,7% e +8,5%). La “core inflation” resta più contenuta (+3,8%), specie in Italia (+2,7%), ma è comunque elevata, segno che i rincari di energia e alimentari si stanno lentamente trasferendo sugli altri beni.

USA in indebolimento

Dopo che la produzione industriale aveva iniziato bene il II trimestre (+1,1%), ha frenato a maggio (+0,2%) e anche il PMI manifatturiero è tornato a scendere in modo rilevante (57,0 a maggio da 59,2). Tale flessione è in linea con quasi tutti gli indici locali di attività manifatturiera, in calo sia a maggio (es. Dallas), che a giugno (es. Philadelphia); in controtendenza, sono migliorati gli indici dei Direttori degli acquisti di Chicago (60,3 da 56,4) e l’ISM manifattura (56,1 da 55,4). Inoltre, le vendite al dettaglio sono scese (-0,3% mensile), per la prima volta, dopo quattro mesi di rallentamento.

Emergenti in difficoltà

In Cina le strozzature nelle filiere restano stringenti, condizionando la ripartenza della manifattura. La crescita si consolida in India e Brasile, ma i rincari delle materie prime fanno salire i prezzi di input e output manifatturieri al livello più elevato, rispettivamente, dal 2013 e dal 2007. In Russia la produzione nell’industria tiene, nonostante la forte caduta delle esportazioni.

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