“Bianco & Nero” speciale referendum sulla giustizia: solo il 21% degli aventi diritto ha votato

Minimo storico dei votanti, con quorum decisamente lontano. Tra chi ha votato, predomina il “Sì”. 

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elezioni politiche

La puntata speciale de il “Bianco & Nero” registra l’esito dei cinque referendum sulla giustizia che hanno mancato il raggiungimento del quorum per la loro validità, registrando il record storico di mancata partecipazione degli elettori, con solo il 21% degli aventi diritto: un vero peccato perché era l’occasione per i cittadini di sostituirsi ad una politica incapace e spesso imbelle nell’affrontare i temi cruciali per la vita del Paese e, soprattutto, per la democrazia.

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In questa puntata speciale del “Bianco & Nero”, condotta dall’esperto in comunicazione e analisi politica, Gianfranco Merlin, e dal direttore de “il NordEst Quotidiano”, Stefano Elena, riflettono a ruota libera sull’esito del voto, che conferma la magistratura come uno dei poteri dello Stato che ha strabordato dal proprio ruolo istituzionale, complice una politica imbelle che spesso ha preferito lasciare alla magistratura (e ai magistrati “amici”) il compito di mettere fuori combattimento gli antagonisti politici invece di batterli nelle urne. Una situazione che metta a serio rischio la democrazia, unitamente ad una partecipazione sempre minore dei cittadini alle scelte politiche di fondo.

Certo, i cinque temi proposti ai cittadini dai referendum sulla giustizia sarebbe stato meglio che fossero stati affrontati a tempo debito dalla politica, ma così non è stato. E poi, non si deve dimenticare che nei decenni trascorsi referendum vinti dai cittadini in tema di magistratura sono stati progressivamente depotenziati dalla politica e dalla melina del correntismo giudiziario, all’insegna del cambiare tutto per non cambiare nulla.

L’esito del referendum pesa soprattutto sul suo principale promotore, quel Matteo Salvini che dapprima ha raccolto le firme tra i cittadini, salvo decidere di non presentarle agendo invece sulla richiesta da parte di cinque regioni a guida Lega, salvo poi impegnarsi a corrente alternata nella campagna elettorale. L’aver portato al voto solo il 20% dei cittadini è un risultato decisamente al di sotto delle possibilità del centro destra che sosteneva apertamente il “Sì” al referendum, mentre Pd e M5s erano schierati sul fronte del “No”. E il fatto che alle amministrative la Lega sia finita decisamente surclassata da Fratelli d’Italia probabilmente testimonia la fine ciclo di Salvini che, dalla crisi del Papeete in poi, non ne ha più imbroccata una.

Forse in casa Lega è giunto il momento di un cambio di guardia e un ritorno in forze alle origini del partito sindacato degli interessi politici ed economici del Nord, tornando ad essere una forza dirimente al Nord e strategica per gli equilibri politici nazionali.

Buona visione.

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