Il leghista Maurizio Fugatti, presidente della provincia di Trento giunto al quarto anno del suo primo (e, probabilmente, ultimo) mandato alla guida dell’Autonomia speciale, continua ad incassare legnate giudiziarie: dopo quelle della Corte costituzionale e della magistratura ordinaria e amministrativa, nuovo round con la magistratura del lavoro che ha dichiarato illegittima la nomina del nuovo dirigente dell’Avvocatura provinciale con una motivazionetranciante: procedura «carente ed irragionevole».
A finire sotto la mannaia del giudice del lavoro è stata la decisione di affidare la guida del servizio legale della provinciadi Trento a Giacomo Bernardi, 56 anni, avvocato libero professionista con studio ad Arco e a Trento. Proprio ad Arco, Bernardi ha guidato una coalizione di centro destra alle elezioni comunali del settembre 2020, ottenendo un risultato risibile contro l’uscente (e riconfermato) sindaco di centro sinistra, Alessandro Betta. Forse, a titolo di consolazioneper i servigi prestati alla coalizione di centro destra, Fugatti a giugno 2021 ha pensato di affidargli l’incarico difiducia con apposita delibera di giunta.
Peccato che la delibera di nomina del dirigente generale dell’Avvocatura della provincia di Trento in capo all’avvocato Bernardi sia stata giudicata dal giudice del lavoro illegittima per via dell’irragionevolezza dei criteri adottati che sono stati considerati pure carenti dal punto di vista formale.
Una censura che non è sfuggita agli occhi di un altro avvocato e consigliere provinciale di opposizione, Luca Zeni(Pd), che ha stilato un’interrogazione in cui si afferma come «contro questa delibera aveva fatto ricorso uno degli avvocati della Provincia già in servizio e si era verificata l’anomala situazione di una causa di lavoro che vedeva coinvolti da un lato, a tutela dei propri diritti, uno degli avvocati più esperti dell’Avvocatura provinciale e, dall’altro, il dirigente generale della stessa istituzione, chiamato in causa per difendere la procedura che lo ha visto nominato nel suo ruolo».
Nello stabilire l’illegittimità della delibera 221/2021 della provincia di Trento, il giudice rileva un altro motivo importante di illegittimità, e cioè la violazione del principio di ragionevolezza della delibera, che prevede requisiti molto più stringenti per gli avvocati dipendenti pubblici (che dovevano avere «esperienza nella direzione di strutture dirigenziali che si occupano di contenzioso»; viene peraltro rilevato che in Provincia non esistono «strutture dirigenziali», ma solo uffici ai quali sono preposti avvocati direttori, rendendo ancora più irragionevole la previsione), rispetto agli avvocati non dipendenti pubblici, per i quali è sufficiente aver curato la difesa della pubblica amministrazione in rilevanti cause.
Stabilisce il giudice che «l’irragionevolezza della previsione trova conferma nell’esito della selezione, che ha visto prevalere un candidato, quale il convenuto, sostanzialmente privo di quella “consolidata e specifica esperienza nella cura di rilevanti cause, in termini quali/quantitativi, di difesa della pubblica amministrazione”, prevista, opportunamente costituendo l’essenza dell’incarico oggetto di controversia, quale titolo preferenziale, mentre sono risultati soccombenti coloro, tra cui la ricorrente, che erano i maggiori portatori di quell’esperienza».
Insomma, l’ennesima decisione fallata della giunta guidata da Maurizio Fugatti, forse dettata dalla superficialità e dalla trascuratezza che caratterizzano tante decisioni della giunta Fugatti, che sono finite sotto le forche caudine della magistratura, vedendo quasi sempre soccombente la stessa provincia che, secondo una stima dello stesso Zeni, «sono costate ai contribuenti qualcosa come 30.000 euro di sole spese legali, oltre ai danni che in molti casi devono essere ancora calcolati e liquidati».
Ora, il problema sta nell’immobilismo da parte della giunta leghista nell’adempiere alla sentenza del giudice del lavoro, che ha falciato la testa dell’Avvocatura provinciale imponendo il rifacimento della procedura di selezione. Fugatti avrebbe dovuto agire entro il 5 aprile scorso, «ma nulla si è finora mosso – commenta Zeni -. Tra le deliberazioni della Giunta non sono emerse decisioni conseguenti a questa pronuncia, che è provvisoriamente esecutiva. E per capire le ragioni di questo ritardo, ho depositato un’interrogazione per sapere come e quando la Provincia intenda dare esecuzione alla sentenza e per conoscere le ragioni che hanno portato a una nomina “così carente di motivazione e palesemente irragionevole nei criteri”».
E altre grane giudiziarie sono attese a breve, specie a seguito del demansionamento di un altro dirigente di servizio provinciale, quel Marzio Maccani al vertice della polizia amministrativa provinciale che si è rifiutato di firmare l’autorizzazione di pubblica sicurezza al mega evento di Vasco Rossi, rapidamente archiviato a riflettori ancora caldi come «evento irripetibile e troppo rischioso per la sicurezza» secondo le dichiarazioni del sindaco e questore di Trento, che ha presentato denuncia nei confronti della decisione della Giunta provinciale. E anche in questo caso, il leghista Maurizio Fugatti ha buone possibilità di incassare un’altra scoppola giudiziaria.
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