In provincia di Udine, secondo il rapporto congiunturale di Confindustria Udine, dopo il rimbalzo dell’attività manifatturiera registrato nel 2021, con una crescita media annua del 12,9% rispetto al 2020, l’anno della pandemia, il 2022 si è aperto con un indebolimento del ciclo economico provinciale, facendo segnare nel I trimestre 2022 un calodell’1,9% sul IV trimestre 2021 e una variazione leggermente positiva, +0,2% sullo stesso trimestre dello scorso anno.
Oltre ai problemi legati alla logistica e all’aumento dei prezzi delle materie prime già dal 2021, afferma il rapporto, la liberalizzazione dei costi dell’energia e l’invasione russa dell’Ucraina hanno cambiato ulteriormente il quadro, amplificando i costi per i rincari di energia e altre materie prime.
Le vendite, in valore assoluto, sono aumentate del +3% rispetto al trimestre precedente e del +4,7% rispetto ai primi tre mesi del 2021. Positivo il tasso di utilizzo della capacità produttiva che si è attestato all’85,6%, sostanzialmente in linea con la rilevazione precedente (85,8%). Gli ordini, invece, risultano in calo del -2,3% rispetto al I trimestre dello scorso anno.
I rincari dei prezzi dei materiali, +59,8% rispetto a 12 mesi fa, persistono con le difficoltà di approvvigionamento e rischiano di indebolire la domanda. Altro indice positivo è che nel primo trimestre l’occupazione ha continuato a espandersi (+1,1% rispetto ai precedenti tre mesi).
Per l’industria meccanica, si è registrato un calo tendenziale nel primo trimestre 2022 del -1,1%, mentre la siderurgianei primi tre mesi di quest’anno rispetto allo stesso periodo dello scorso anno ha registrato una decrescita dello 0,9%, che potrebbe significare l’inizio di un trend al ribasso rispetto alla situazione attuale. Andamento positivo, invece, per l’industria del legno e dei mobili, con una variazione tendenziale del +5,4% nel primo trimestre.
Le previsioni sulla produzione per i prossimi mesi del 2022 sono orientate alla stabilità, ma le criticità evidenziatesi in questi mesi, puntualizza Confindustria Udine, hanno sottolineato «le fragilità di fondo del sistema economico italianoed europeo con un impatto che andrà ben oltre il 2022. Tutto questo produrrà una riduzione del potere d’acquisto valutabile in quasi 5 punti percentuali».
Tra le misure anti crisi auspicate nell’immediato dall’associazione degli industriali friulani, «la riduzione del cuneo fiscale e l’utilizzo del prestito del Pnrr per investimenti che abbiano un ritorno economico, unitamente alle riforme per riguadagnare competitività».
Ma il rischio sempre più concreto è che l’azione congiunta della burocrazia e l’impreparazione di larghe fette della pubblica amministrazione, specie nelle regioni del Sud Italia, l’azione del Pnrr sia destinata ad un flop clamoroso, con risorse spese in mille rivoli improduttivi, senza ritorno concreto se non la certa crescita dell’indebitamento nazionale.
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