Innovativa, digitale o tradizionale, è necessario rimettere la manifattura al centro dell’attenzione della politica governativa nazionale e locale. Quella italiana è la seconda manifattura d’Europa e in Italia quella veneta, nonostante la doppia crisi creata da Covid e guerra, continua a creare economia, opportunità e posti di lavoro.
In Veneto, le 55.000 imprese manifatturiere, di cui 31.100 artigiane, producono alimentari e bevande (8% del totale manifatturiero artigiano), prodotti tessili e abbigliamento (17%), lavorano il legno e producono arredo (16%), lavorano prodotti in metallo e pietre (26%) e producono macchinari e attrezzature (8%), coniugando la manualità del lavoro autonomo con l’imprenditoria tecnologicamente più avanzata. Il comparto offre lavoro a 566.157 addetti, di cui il 21,1% (119.579 posti) ovvero oltre un quinto dell’occupazione manifatturiera, è concentrata nelle imprese artigiane. Tutto ciò è stato analizzato da una ricerca dell’Ufficio studi di Confartigianato Imprese Veneto che, rielaborati gli ultimi dati Unioncamere – InfoCamere di fine 2021.
I dati dicono anche come l’Italia sia il secondo Paese manifatturiero dell’Unione europea e primo per occupati nelle micro e piccole imprese della manifattura. In Italia operano 372.000 imprese, di cui 232.000 sono artigiane (72%), che danno lavoro a 3.700.000 addetti, di cui quasi 900.000 artigiani (il 47%)
«Questi dati, importanti perché rappresentano plasticamente la realtà e la forza di queste imprese, e interessanti perché raccontano come, nell’ultimo decennio, queste realtà abbiano saputo rinnovarsi e innovarsi, diventando così più competitive e maggiormente capaci di sfruttare le novità della tecnologia – commenta il presidente di Confartigianato Imprese Veneto, Roberto Boschetto –. Ci ricordano anche come su queste attività si stiano per scaricare tutte le incognite e le difficoltà legate al conflitto nel centro Europa e ai meccanismi sanzionatori a carico della Russia».
Boschetto richiama il governo «ad agire con estrema urgenza con interventi mirati al sistema delle micro, piccole e medie imprese sul quale si sono già abbattuti rilevanti costi di approvvigionamento delle materie prime e del costo dell’energia».
«E’ necessario, in ogni caso, rimettere la manifattura al centro delle politiche nazionali e regionali – conclude Boschetto – ciò vuol dire valorizzare quel modello di micro e piccola imprenditoria che ne costituisce l’ossatura produttiva. Servono però interventi mirati a valorizzare la qualità della produzione veneta e italiana. E’ fondamentale difendere la competitività della nostra manifattura, italiana e veneta, sul mercato interno e internazionale, eliminando costi e vincoli, come la carenza di infrastrutture e le problematiche legate ai trasporti, che penalizzano le imprese rispetto ai competitor stranieri quali fisco, burocrazia, credito, servizi pubblici, che moltiplicano gli oneri e i vincoli sulle spalle degli imprenditori».
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