La Snam ha acquistato la prima delle due (la seconda arriverà a fine giungo 2022) nave rigassificatore multiruolo autorizzate dal governo Draghi per cercare di sostituire l’approvvigionamento di gas metano dal fornitore russo: si tratta della norvegese “Golar Tundra”.
Per la bisogna, Snam, assistita da Mediobanca, ha pagato 350 milioni di dollari (326,25 milioni di euro) per rilevare da Golar Lng il 100% della controllata Golar Lng Nb 13 Corporation, titolare dell’imbarcazione.
Costruita nel 2015, la “Golar Tundra” può operare sia come nave metaniera per il trasporto del gas naturale liquefatto (Gnl), sia come rigassificatore galleggiante (Fsru). La capacità di stoccaggio a bordo è di circa 170.000 metri cubi di Gnl e quella di rigassificazione è di 5 miliardi di metri cubi l’anno.
Soddisfatto dell’operazione («essenziale per l’Italia») l’amministratore delegato di Snam, Stefano Venier: «da sola, “Golar Tundra” potrà contribuire a circa il 6,5% del fabbisogno nazionale, portando la capacità di rigassificazione italiana a oltre il 25% della domanda».
In fase avanzata la ricerca di una «seconda nave rigassificatore di dimensioni simili», sulla quale è attualmente in corso una «negoziazione in esclusiva che si prevede possa concludersi entro fine giugno», ha aggiunto Venier. Snam punta sull’acquisto, che consente una maggiore flessibilità d’uso delle navi, che potranno poi essere cedute in caso di inutilizzo. Più oneroso e limitante il noleggio, utilizzato da altri Paesi come la Germania.
Le due nave rigassificatore saranno ubicate al Centro-Nord, una sul Tirreno, probabilmente a Piombino (Livorno), e uno sull’Adriatico, indicativamente a Ravenna. La “Golar Tundra” sarà operativa nella primavera del 2023, dopo le autorizzazioni necessarie e la realizzazione delle opere di collegamento alla rete.
La capacità di rigassificazione della nave norvegese si somma a quella dei 3 impianti fissi già attivi in Italia: l’Adriatic Lng di Cavarzere (Rovigo), con 8 miliardi di metri cubi, pari al 10% dei 75,8 miliardi immessi nella rete italiana nel 2021, l’Olt di Livorno (3,75 miliardi, pari al 2% del totale) e Panigaglia (La Spezia), che con 3 miliardi di metri cubi vale l’1% del gas immesso in rete. Per queste strutture il Governo ha previsto aumentare di 6 miliardi di metri cubi le quantità trattate mediante un’azione di ristrutturazione.
Nella stessa direzione si muove il protocollo d’intesa di Snam con la spagnola Enagas per lo studio di fattibilità di un gasdotto sottomarino da affiancare al quello previsto sui Pirenei per raggiungere la Spagna, che da sola con 6 rigassificatori vale il 40% dell’intera capacità di rigassificazione europea.
Recenti sono i due accordi del Governo italiano con quello algerino. Il primo è dello scorso 11 aprile, affiancato da un’intesa tra Eni e Sonatrach per aumentare le esportazioni fino a 9 miliardi di metri cubi attraverso il gasdotto Transmed a Mazara del Vallo (Trapani), attualmente sottoutilizzato. Il secondo è dello scorso 26 maggio, sia a livello governativo, sia tra i due operatori, per ulteriori 3 miliardi di metri cubi annui di metano.
Di fatto, con gli impianti di rigassificazione l’Italia arriverà ad avere una capacità di rigassificazione pari a circa 26 miliardi di metri cubi annui, superiori agli attuali volumi importati dalla russa Gazprom.
Il lato negativo di tutta l’operazione è il costo: oltre a quello per l’acquisto degli impianti (circa 750 milioni di euro), c’è il costo del gas e delle spese per la sua importazione e la doppia trasformazione. Secondo alcune stime, il gas liquido acquistato dagli Stati Uniti sarà di circa il 50% più caro di quello importato oggi via gasdotto dalla Russia. Una situazione che potrebbe ribaltarsi quando gli impianti saranno a regime, in quanto realtà come la Gran Bretagna che ospita un quinto della capacità di rigassificazione europea, riesce ad avere un prezzo del gas metano scontato di circa l’80% rispetto alle quotazioni record della borsa Ttf, il centro di contrattazione olandese utilizzato come riferimento per quantificare il prezzo del gas (e dell’energia elettrica) in tutta l’Unione europea. Pure la Spagna (con sei impianti di rigassificazione attivi) gode di uno sconto di circa il 30% rispetto ai prezzi del Ttf olandese, così come in Francia e Belgio.
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