La guerra in Ucraina costerà mediamente 929 euro a famiglia

La stima della Cgia di Mestre che chiede al governo Draghi l’attivazione di misure salva reddito. Le più penalizzate le famiglie del Trentino Alto Adige. 

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guerra in ucraina

Gli effetti della guerra in Ucraina produrranno per il 2022 una riduzione del Pil di 24 miliardi di euro reali che corrisponde a una perdita di potere d’acquisto medio per ciascuna famiglia italiana pari a 929 euro secondo le valutazioni fatte dall’Ufficio Studi della Cgia di Mestre. A livello territoriale le famiglie più penalizzate saranno quelle residenti in Trentino Alto Adige (-1.685 euro), nella Valle d’Aosta (-1.473 euro)  e nel Lazio (-1.279 euro).

A questi risultati l’Ufficio studi della Cgia è arrivato confrontandole ultime previsioni di crescita del Pil realizzate prima dell’avvio della guerra in Ucraina (gennaio 2022) con le successive realizzate dopo l’invasione russa (aprile 2022), emerge che la diminuzione della ricchezza prodotta in Italia sarà dell’1,4%. In termini assoluti, il deterioramento della situazione economica generale provocherà una riduzione in termini reali del Pil pari a 24 miliardi di euro che, rapportati ai 25 milioni di famiglie presenti in Italia, si traduce in una perdita di potere d’acqusito per ciascun nucleo di 929 euro.

Si tratta di stime parziali e suscettibili di cambiamenti anche alla luce dell’andamento delle sorti del conflitto, che potrebbero mutare anche radicalmente.

L’inflazione nel 2022 è prevista attorno al 6% e, come sostengono gli esperti, è una tassa e della peggiore specie. Non si versa come gli altri tributi, ma la si “paga” subendo la riduzione del potere d’acquisto che colpisce, in particolar modo, chi ha un reddito fisso. Se quella presente quest’anno è alimentata dall’aumento dei prezzi dei beni energetici causati dalla guerra in Ucraina che importiamo dall’estero, questo tipo di inflazione è ancor più allarmante perché colpisce le famiglie meno abbienti. Secondo l’Istat, infatti, con un caro vita in crescita del 6%, questo si traduce in un incremento effettivo dell’8,3% per le famiglie più povere e del 4,9% per quelle benestanti. La ragione di questa assimetria è riconducibile al fatto che nel carrello della spesa dei meno abbienti, i beni e i servizi ove i prezzi sono aumentati, come gli alimentari, pesano in proporzione maggiore delle altre tipologie di consumatori. Il Governo, secondo la CGIA, dovrebbe intervenire subito, tagliando in misura importante il cuneo fiscale. Solo con una misura salva-reddito si potrebbe evitare il crollo dei consumi delle famiglie e, conseguentemente, anche i ricavi degli artigiani e dei piccoli commercianti.guerra in ucraina

Se i nuclei familiari residenti in Trentino Alto Adige e nella Valle d’Aosta risentiranno, principalmente, dell’aumento dei costi energetici, in Lazio, che è decisamente condizionata dai risultati della provincia di Roma, patirà, in particolar modo, del forte calo dei consumi interni e per l’effetto dell’inflazione sui beni importati (nel biennio 2020-2021 la regione Lazio ha registrato un saldo commerciale negativo di ben 17 miliardi di euro). Altrettanto critica la situazione in Veneto (-1.065 euro), in Toscana (-1.059 euro) e in Basilicata (-1.043 euro); in queste due realtà del Centro-Nord la perdita di potered’acquisto sarà riconducibile, in particolar modo, alla contrazione della domanda interna e ai rincari delle bollette di luce e gas, così come nel Piemonte (-1.039 euro) e in Emilia Romagna (-1.035 euro). Per le regioni del Sud, infine, l’impatto della crisi sarà menoviolento”; con costi energetici molto più contenuti che nel resto del Paese, un’economia meno aperta ai mercati internazionali e dimensionalmente più piccola in termini di Pil procapite, l’impatto negativo sulle famiglie sarà più contenuto.

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