A “Bianco & nero” gli sprechi pubblici, a Bruxelles come a Roma

Centinaia di milioni di dosi di vaccino acquistate dalle campagne europee giacciono inutilizzate e sono vicine alla scadenza. La mancata riforma del meccanismo di formazione dei prezzi dell’energia. Lo scenario politico nazionale.

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I grandi sprechi, spesso clamorosi, esistenti a Roma come a Bruxelles sono il tema della puntata settimanale del “Bianco & Nero”, le riflessioni a ruota libera dell’esperto di comunicazione e analisi politica, Gianfranco Merlin, e del direttore de “il NordEst Quotidiano”, Stefano Elena.

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Si parte dalle modalità di gestione della pandemia e, soprattutto, dalle modalità di sovvenzionamento delle aziende che hanno prodotto i vaccini anti Covid e alle modalità d’acquisto che hanno portato decisamente a largheggiare, tanto da acquistarne ben 3 miliardi di dosi a fronte di una popolazione di poco più di 440 milioni di abitanti. Davvero un peccato che ora ci siano milioni di dosi inutilizzate, prossime alla scadenza, pagate a caro prezzo che nessuno vuole, nemmeno gratis e nemmeno i paesi poveri che non hanno avviato campagne di vaccinazione.

La pandemia da Covid ha colpito duramente con gli sprechi pure sul fronte romano, dalle modalità discutibili nell’acquisto in capo al mondo dei cosiddetti “Dpi”, i dispositivi di protezione individuale, che hanno lasciato lungo la strada qualche milioncino pubblico di troppo finito chissà dove (o, meglio, lo si capisce fin troppo bene…). Per non dire delle famose sedute alternative con le ruote, milioni di euro finiti al macero.

Tornando a Bruxelles, la scarsa qualità della classe politica che alberga all’Europarlamento e, soprattutto, tra le stanze della Commissione europea fa sì che le imprese e le famiglie europee debbano pagare l’energia, quella elettrica e quella del gas metano, multipli del loro reale costo perché il meccanismo di formazione dei prezzi è basato sulla fonte più cara quotata alla borsa di Amsterdam. Cosa si aspetta a modificare tale procedura per dare ossigeno a imprese (e pure alle famiglie) altrimenti condannate al fallimento e alla non competitività sul mercato globale?

L’Italia si conferma non essere un paese normale, soprattutto in politica, con tanti leader di partiti che si credono dei grandi strateghi quando sono solo l’ombra di sé stessi, capaci solo di correre a mettere il proprio nome nelle insegne sociali di partito per credere di essere chissà chi. E i risultati si toccano con mano, soprattutto ora, con peones che puntano solo a raggiungere la fatidica data del 30 settembre 2022 per acquisire il diritto alla pensione politica. Quando, viceversa, sarebbe salvifica la ramazza delle elezioni politiche anticipate. Un repulisti che sarà difficile vedere avverarsi, se non prima del marzo 2023, quando a qualcuno potrebbe pure venire il ghiribizzo di rimandarle di qualche settimana o mese per non meglio identificate nuove emergenze nazionali. Non sia mai che una tale combriccola torni da dove è arrivata.

Buona visione de “Bianco & Nero”.

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