Affonda il mercato dell’auto europeo complice le scelte demagogiche della Commissione

Ad aprile il calo è stato generalizzato del 20,2% sul 2021 e del 38,3% sul 2019. Per la ripresa serve un cambio del piano “Fit for 55”, buono solo per favorire la penetrazione dell’auto cinese. 

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mercato dell'auto

Aprile in profondo rosso per il mercato dell’auto dell’Europa occidentale (UE+EFTA+UK): secondo i dati diffusi dall’Acea, le autovetture immatricolate sono state 830.447 con un calo del 20,2% su aprile 2021 e del 38,3% sull’ultimo mese di aprile precedente la pandemia, cioè su aprile 2019. Altrettanto drammatica è la situazione per il primo quadrimestre dell’anno. Rispetto allo stesso periodo del 2021 vi è un calo del 13%, mentre rispetto allo stesso periodo del 2019 il calo è del 34,7%.

Le cause del perdurante calo sono sostanzialmente le stesse in tutti i paesi dell’area: la pandemia con i suoi effetti (dai confinamenti alle limitazioni sul lavoro, sulla vita sociale e sulla mobilità), la crisi dei microchip, il ritorno dell’inflazione, l’impatto psicologico della guerra in Ucraina, l’effetto tangibile della stessa guerra sulle forniture della componentistica alle case automobilistiche (ad esempio i cablaggi elettrici), i rincari dei prodotti energetici ed in particolare di benzina e gasolio, l’impatto negativo per i paesi occidentali delle sanzioni alla Russia. Su tutti si staglia la scelta contenuta nel pianoFit for 55” presentato dalla Commissione europea volto all’elettrificazione della mobilità entro il 2035, una scelta demagogica ed ambientalmente infondata, che finisce solo per rivelarsi un boomerang economico e sociale per la filiera automobilitstica continentale con decine di migliaia di posti di lavoro persi, oltre che geopolitica con la dipendenza dell’Europa dai monopoli cinesi in fatto di batterie e terre rare necessarie per produrle.

Qualcosa sembra stia per cambiare, con la decisione della Commissione trasporti dell’Europarlamento di portare dal 100%al b (ma meglio sarebbe all’80%) la soglia della riduzione delle emissioni inquinanti dei veicoli, aprendo di fatto al mantenimento dei motori termici a combustione interna alimentati con carburanti a basso tenore di carbonio, aspetto in cui l’industria petrolifera europea sta investendo massicciamente. Uno scenario su cui paiono convergere i maggiori paesi con forti presenze delle filiere automobilistici, ad iniziare dalla Germania e dalla Francia, cui s’aggiunge anche l’Italia.

In Italia sul pesante andamento negativo del mercato dell’auto pesa il ritardo con cui sono stati varati gli incentivi, che sono ancora pesantemente sbilanciati sul supporto all’auto elettrica e ibrida, prodotti che non abbattono l’inquinamentolimitandosi solo a spostarlo e, in alcuni casi, pure ad aggravarlo con il maggiore aumento di richiesta di energia elettrica prodotta da fonti fossili, magari pure da carbone come in Germania e Polonia. Sarebbe stato utile che il governo Draghi avesse fatto muro alla demagogia grillina, equiparando gli incentivi ad una quota fissa per tutti i veicoli nuovi a standard Euro 6, a prescindere dalla tecnoblogia e dalle emissioni per potere allargare la platea dei veicoli incentivabili. Di più: sarebbe utile e strutturalmente strategico per l’economia nazionale che l’Italia si allineasse finalmente al diritto europeo – derogato da oltre trent’anni – per quanto riguarda l’auto aziendale, in Italia ingiustamente penalizzata in modo assurdo, con una deducibilità fiscale dei costi sostenuti semplicemente irrisoria, con il risultato di avere incentivato il ricorso ai rimborsi chilometrici per l’utilizzo dell’auto privata. Quando in tutt’Europa accade giusto il contrario, con le aziende protagoniste assolute delle immatricolazioni di veicoli che poi vengono assegnati in uso ai dipendenti, i quali ne fruiscono al posto di altri emolumenti in busta paga, con vantaggi per aziende e dipendenti con meno tasse e costi per tutti.

Ma quando anche il governo italiano – così come quello europeouscirà dall’ubriacatura della demagogia pseudoambientalista sarà probabilmente troppo tardi.

Per la Germabnia, il presidente dei costruttori di autoveicoli Reinhard Zirpel, commentando il dato di aprile (-21,5% sul 2021 e -42% sul 2019), ha dichiarato che «la speranza di una ripresa del mercato automobilistico tedesco nel 2022 sta svanendo di mese in mese». Pure nel Regno Unito il quadro è drammatico con un calo in aprile del 15,8% sullo stesso mese del 2021 e del 26% su aprile 2019. In Spagna il calo in aprile è del 12,1% rispetto allo stesso mese del 2021 e del 42,1% su aprile 2019. Ed anche in Francia, infine, il quadro è estremamente negativo: il calo registrato in aprile è del 22,6% sullo stesso mese del 2021 e del 42,2% su aprile 2019.

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