Sembrava troppo bello per essere vero, quando il provvedimento è stato annunciato dal governo Draghi: per una volta, il bonus anti inflazione di 200 euro “una tantum” per coprire l’enorme aumento del costo della vita sarebbe stato erogato subito ed in egual misura anche ai lavoratori autonomi con redditi fino a 35.000 euro lordi. Bene, anzi male.
Qualcuno subodorava la “sòla” che puntualmente è arrivata per la mano dei soliti, ineffabili assistenzialisti del M5s che, visti giustamente esclusi dal provvedimento i percettori del reddito di cittadinanza, hanno fatto subito il diavolo a quattroper estendere pure a loro, già ampiamente assistiti dagli italiani, anche l’ennesimo, immeritato bonus.
Ma chi paga? L’estensione del bonus anti inflazione ad altri tre milioni di soggetti, come i percettori del reddito di cittadinanza o ai lavoratori domestici e stagionali, inizialmente esclusi, ad invarianza di fondo, costringerà qualcuno a perdere parte del bonus. E visto che l’ammontare dei 200 euro è stato confermato per lavoratori dipendenti e pensionati, a “saltare” sarannoancora una volta i lavoratori autonomi, già pesantemente colpiti dalla crisi economica e dalle decisioni nefaste prese dai governi Conte 2 e dal Draghi durante la pandemia.
«Ancora una volta, chi rischia in proprio senza alcuna forma di sostegno da parte delle strutture pubbliche è cornuto e mazziato solo per continuare coccolare gli assisbtiti (meglio sarebbe dire parassiti) cari al M5s, che ormai hanno confuso la politica con il voto di scambio – sbotta il deputato azzurro Dario Bond -. E’ ora di smetterla e iniziare davvero a premiarechi lavora e rischia in proprio, non chi approfitta del sostegno pubblico, magari lavorando in nero. Con tutti i danni che ha fatto il reddito di cittadinanza, è ora da affrontare seriamente la questione, mettendo la parola fine ad uno strumento cheha distrutto il lavoro regolare».
Bond auspica che il lavoro autonomo non sia la vittima sacrificale dei grillini: «tutti i cittadini devono avere medesimo trattamento, non ci possono essere alcuni più garantiti di altri, tanto più che durante la pandemia e la crisi bellica chi ha sofferto maggiormente sono stati proprio i lavoratori autonomi e i piccoli imprenditori».
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