Concessioni idroelettriche, mezza bocciatura del Trentino dinanzi alla Corte costituzionale

Festeggia il vicepresidente della Provincia Tonina, mentre il Pd ribadisce come la norma sia stata parzialmente stoppata nonostante le ripetute modifiche apportate. 

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concessioni idroelettriche
Gruppo turbina-alternatore di una centrale idroelettrica.

Il Trentino può festeggiare, ma a metà: la norma sulle concessioni idroelettriche, dopo numerose modifiche apportate in sede di discussione su impulso del governo centrale che minacciava la bocciatura, è stata promossa parzialmente dalla Corte costituzionale, gettando ancora una volta cattiva luce sulla capacità di gestione dell’Autonomia speciale da parte della giunta a guida leghista.

Festeggia il vicepresidente della giunta, il centrista Mario Tonina: «l’Autonomia esce rafforzata, riconoscendo alla Provincia la competenza primaria per quanto riguarda le grandi concessioni idroelettriche. L’amministrazione provinciale può disciplinare le gare, ovviamente nei limiti derivanti da norme superiori come quella di derivazione europea sulla concorrenza».

La legge provinciale numero 9 del 21 ottobre 2020, in materia di grandi derivazioni a scopo idroelettrico s’incardina sulle competenze statutarie attuali, come definite dall’articolo 13 dello Statuto speciale modificato nel 2017, che attribuiscono alla Provincia in materia di grandi derivazioni una competenza di tipo primario.

Se Tonina e la giunta cantano vittoria, dall’opposizione del Pd si rimarca l’altra parte della verità. «La legge sulle grandi derivazioni idroelettriche, già ampiamente modificata poco dopo la sua approvazione su precisa indicazione del governo proprio per evitare contenziosi con lo Stato e la sottoposizione del provvedimento al giudizio della Corte, è stata bocciata. Una sentenza che si aggiunge alle molte bocciature della Corte delle quali abbiamo ormai perso il conto e che comunque ci preoccupano. Rileviamo – afferma la nota diffusa dal Pd – ancora una volta come queste decisioni siano la diretta conseguenza della completa mancanza di dialogo della Giunta provinciale con il governo, che soprattutto su questioni strategiche come quella dell’idroelettrico risulta essere estremamente grave».

Per il Pd «non è pensabile un governo dell’Autonomia trentina senza un continuo dialogo e confronto con il Governo nazionale, tanto a livello politico quanto amministrativo. E certe partite, più di altre, necessitano di una prassi concertativa e di una predisposizione alla mediazione a cui la Giunta leghista del Trentino sembra essere da sempre estranea eincapace. E i risultati si vedono, poche le leggi approvate dal 2018 a oggi una quota considerevole è stata prima impugnatadal Governo e poi bocciata dalla Corte. Un ruolo importante nel rapporto tra Provincia e Stato potrebbe giocarlo la folta rappresentanza trentina di centrodestra in Parlamento, che però in questi anni non è stata in grado di svolgere questo ruolo e quindi è risultata per ampi tratti della legislatura del tutto assente».

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