Lavoro autonomo in lenta agonia: persi 215.000 micro imprenditori

Denuncia della Cgia: aumenta il lavoro nero. Serve più attenzione al settore da parte del governo e delle amministrazioni locali. 

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Ormai è una lenta agonia quella che sta vivendo il mondo del lavoro autonomo: gli effetti economici provocati dalla pandemia da Covid sono stati pesantissimi. Da febbraio 2020, mese che precede l’avvento della pandemia, a marzo 2022, ultima rilevazione effettuata dall’Istat, i lavoratori indipendenti sono diminuiti di 215.000 unità.

Secondo l’Ufficio studi della CGIA, 2 anni fa erano 5.192.000, al termine del primo trimestre del 2022 sono scesi a 4.977.000(-4,1%). Sempre nello stesso intervallo di tempo, invece, i lavoratori dipendenti sono aumentati di 233.000 unità, passando da 17.830.000 a 18.063.000 (+1,3%), anche se va sottolineato che la quasi totalità dell’incremento è riconducibile a persone che in questo biennio sono state assunte con un contratto a termine.

Questi dati dimostrano inequivocabilmente che il deterioramento del quadro economico causato dal Covid in questi ultimi 2 anni ha colpito i lavoratori più fragili, quelli senza alcuna tutela, quelli privi di qualsiasi ammortizzatore sociale; vale a dire la parte più debole del mercato del lavoro. Ovvero, gli artigiani, i piccoli commercianti, le partite Iva, tanti liberi professionisti che a fronte dei ripetuti confinamenti e della conseguente caduta dei consumi interni sono stati costretti a chiudere definitivamente. Visto che il numero dei lavoratori dipendenti in questi ultimi due anni è cresciuto, non è da escludere che fra coloro che hanno chiuso la propria attività, alcuni siano rientrati nel mercato del lavoro, facendosi assumere come dipendenti.

L’aumento esponenziale dei prezzi, il caro carburante e quello delle bollette potrebbero peggiorare notevolmente la situazione economica di tantissime famiglie, soprattutto quelle composte da autonomi. Nel ricordare che il 70% circa degli artigiani e dei commercianti lavora da solo, ovvero non ha né dipendenti né collaboratori familiari, moltissimi artigiani, piccoli commercianti e partite Iva stanno pagando due volte lo straordinario aumento registrato in questi ultimi 6 mesi dalle bollette di luce e gas. La prima, come utenti domestici e, la seconda, come piccoli imprenditori per riscaldare/raffrescare e illuminare le proprie botteghe, negozi e uffici. E nonostante le misure di mitigazione introdotte in questi ultimi mesi dal Governo Draghi, i costi energetici per il lavoro autonomo sono esplosi, raggiungendo livelli mai visti nel recente passato.

Molti di coloro che hanno chiuso definitivamente l’attività e non sono riusciti a trovare una nuova occupazione, probabilmente continuano a lavorare innero”. Dati ufficiali ancora non ce ne sono, ma la sensazione è che il Covid abbia contribuito ad incrementare sensibilmente il numero degli irregolari, vale a dire di coloro che prestano la propria attività abusivamente. E’ il caso di tanti abusivi che si spacciano per edili, dipintori, parrucchieri/estetiste, falegnami, idraulici ed elettricisti che in questi ultimi due anni hanno provocato una concorrenza sleale fortissima nei confronti di coloro che esercitano queste attività regolari. Secondo l’Istat, l’esercito dei lavoratoriinvisibili” presenti in Italia è costituito da 3,5 milioni di persone che ogni giorno si recano nei campi, nei cantieri, nei capannoni o nelle case degli italiani per prestare la propria attività lavorativa irregolare.

Essendo sconosciuti all’Inps, all’Inail e al fisco, gli effetti economici negativi che producono questi soggetti sono pesantissimi: nel 2019 (ultimo dato disponibile) il valore aggiunto prodotto dal lavoro irregolare ha sfiorato i 77 miliardi di euro.

Da più di un anno la CGIA chiede sia al Premier Draghi che ai governatori di aprire un tavolo di crisi permanente a livello nazionale e locale per affrontare i problemi del lavoro autonomo. Mai come in questo momento è necessario dare una risposta ad un mondo, quello autonomo, che sta vivendo una situazione particolarmente difficile.

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