Pure Letta si accorge che l’Italia è in recessione (o quasi)

E il presidente di Bankitalia, Visco, avvisa che la crisi economica potrebbe durare altri due anni. La soluzione avanzata dalla politica nazionale? Fare nuovo debito, anzi, scostamento di bilancio.

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Il leader del Pd, Enrico Letta, sale sulla scialuppa di coloro che vedono la realtà per quello che è, con una barca Italia che nel 2022 inizia a prendere acqua, abbandonando quella visione del bicchiere mezzo pieno, visto che pure quel mezzo sta rapidamente vaporando, lasciando il vuoto, lasciando spazio alla recessione. Quello stesso vuoto che alberga ormai da anni nelle tasche di milioni di lavoratori autonomi, sempre trascurati dai governi degli ultimi 10 anni, mentre reggono i garantiti dipendenti pubblici, che si sono visti pure rinnovare i contratti di lavoro con aumenti consistenti.

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A far compagnia nel ritorno del mondo reale a Letta c’è anche il presidente di BankItalia, Ignazio Visco, che dal suo osservatorio privilegiato parla di una crisi che potrebbe durare i prossimi due anni e che potrebbe pure andare peggio causa il combinato disposto del calo del Pil italiano già acquisito nel I trimestre, cui dovrebbe bissare con il secondo, sancendo di fatto la terza recessione nazionale nel giro di 10 anni, il rincaro internazionale dei tassi di interesse che avrà pesanti effetti sul fabbisogno del debito pubblico già a quota 2.800 miliardi di euro: secondo l’Osservatorio sui conti pubblici italiani, in cinque anni, l’aumento di un solo punto costerebbe allo Stato 39,4 miliardi, cui vanno aggiunti i 102 miliardi di nuovo debito già deliberati nel 2022 dalla Finanziaria, 77 miliardi nel 2023, 68 miliardi nel 2024 e 59 miliardi nel 2025. Cigliegina sulla torta, l’inflazione al galoppo, ai massimi da trent’anni, che drena potere d’acquisto per circa 1.500 euro/anno in media per ogni famiglia. Praticamente uno stipendio netto medio che evapora.

In questa situazione di quasi recessione che fa la politica nazionale? Si assiste ad un coro unanime e pure stonato che invoca un nuovo scostamento di bilancio, pudica soluzione per chiedere nuovo debito pubblico per blandire un elettorato sempre più schifato dalle soluzioni proposte che non portano mai a soluzioni concrete per la vita di cittadini ed imprese. I vari Letta, Salvini e Conte dovrebbero invece iniziare a fare i veri padri di famiglia, mettendo i loro nasini nei conti pubblici e attivare quei tagli di circa 100 miliardi – sugli oltre 900 del bilancio statale – degli sprechi e della spesa improduttiva. Si tratta di tagliare la manomorta consolidatasi e stratificatasi in anni di mal governo, foraggiata da tutti i partiti, che potrebbe essere la vera svolta per due obiettivi di fondo: la riduzione delle tasse in modo consistente e permanente – sia dirette che indirette – e pagare quei 56 miliardi di fatture inevase della pubblica amministrazione che rischiano di innescare fallimenti a catena tra le aziende fornitrici dello Stato e delle sue articolazioni. Se non ci riescono, a casa!

Buona visione.

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