È cresciuto di 624 miliardi di euro (+25%) il fatturato di aziende e Partite Iva nel 2021 rispetto al 2020, con oltre 120 miliardi aggiuntivi “incassati” solo nel mese di dicembre: nei dati fiscali di imprese e professionisti c’è la fotografia esatta della robusta ripresa economica avvenuta in Italia, cresciuta progressivamente negli scorsi mesi, ma ora seriamente minacciata dal protrarsi della guerra tra Russia e Ucraina.
Secondo il Centro studi Unimpresa a gennaio e febbraio 2021 l’imponibile risultava ancora in calo, rispettivamente con meno 16,5 miliardi e con meno 2,6 miliardi rispetto al 2020, quando ancora non era esplosa la pandemia da Covid, nei 10 mesi successivi il segno è stato sempre positivo: gli aumenti di fatturato, complessivamente, sono stati pari a 61,2 miliardi a marzo (+31%), a 99,1 miliardi ad aprile (+67%), a 66,9 miliardi a maggio (+36%), a 45,7 miliardi a giugno (+21%). E ancora: incremento di 35,6 miliardi a luglio (+14%), di 32,4 miliardi ad agosto (+19%), di 53,2 miliardi a settembre (+23%), di 48,7 miliardi a ottobre (+20%), di 80,2 miliardi a novembre (+25%) e di 120,1 miliardi a dicembre (+49%).
L’aumento del fatturato di aziende e Partite Iva è trainato dalla ripresa delle attività manifatturiere (+35%) e soprattutto dalla spinta del mattone: le costruzioni (+37%) e le altre attività immobiliari (18%) sono tra i comparti che, spinti dagli incentivi fiscali per l’edilizia (Ecobonus e Superbonus 110%) hanno registrato le variazioni più consistenti.
A livello territoriale, gli incrementi più importanti si osservano in Emilia Romagna (+38%), Trentino (+33,4%), Friuli Venezia Giulia (+28%) e in Sicilia (+27%). Più giù l’incremento di Veneto (+24,5%), Lombardia (+22,7%) e di Alto Adige (+18%). Nel Lazio, unica regione che non ha raggiunto la crescita in doppia cifra, si è assistito a un aumento del fatturato di imprese e partite Iva del 9,5%.
Il Centro studi Unimpresa ha analizzato anche la risposta delle Partite Iva che nel 2021 hanno visto crescere il loro fatturatodi 29,3 miliardi (+20%) e le aziende di 594,9 miliardi (+25%).
Quanto, poi, ai singoli economici, il comparto più vivace è senza dubbio quello del cosiddetto mattone: le costruzioni sono il settore che ha fatto registrare l’incremento di fatturato più importante col più 37,5%, figlio anche dei vari bonus per l’edilizia, ma anche le attività immobiliari connesse alle costruzioni hanno fatto segnare una robusta crescita degli incassi fiscali pari al 17,9%. È andata bene anche per le attività manifatturiere (+35,7%) e per le imprese che si occupano di estrazione di minerali da cave e miniere (+32,9%), mentre le attività professionali, scientifiche e tecniche hanno avuto una variazione positiva del 25,9%, l’istruzione del 10,0%.
Sotto quota 20%, poi, si attestano il commercio all’ingrosso e al dettaglio (+15,4%), la fornitura di acqua e reti fognarie(+16,8%). In zona rossa, invece, figurano: le attività di famiglie e le convivenze (colf, badanti) col -50,1%, l’area dell’amministrazione pubblica e della difesa col -16,5% oltre che le attività artistiche e sportive col -3,6%.
«I dati confermano che l’Italia ha saputo resistere e poi reagire energicamente alla improvvisa crisi cagionata dal Covid; fortunatamente, la struttura economica del Paese è brillata per resilienza e determinazione – commenta il vicepresidente di Unimpresa, Giuseppe Spadafora -. Il conflitto tra Mosca e Kiev, purtroppo, rappresenta una seria minaccia per le prospettive di ripresa economica. Mentre eravamo convinti di aver agganciato una crescita sostenuta anche per il 2022, dopo il buon dato di rimbalzo del 2021, è arrivata la guerra che rimette tutto in discussione. Sarà compito del governo fare di tutto per sostenere il pil italiano e per evitare di sprecare i fondi in arrivo dall’Unione europea concordati nell’ambito del Piano nazionale di ripresa e resilienza».
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