L’Italia è un paese di poveri cristi, almeno per il fisco, stando alle dichiarazioni 2021 relative ai redditi conseguiti nel 2020, dove almeno un terzo dei contribuenti è a zero imposta e solo il 4% dei contribuenti supera i 70.000 euro lordi.
L’imposta netta Irpef totale dichiarata nel 2021, relativa al 2020, è pari a 159,3 miliardi di euro, (-3,5% rispetto all’anno precedente). Al netto degli effetti del bonus Irpef, l’imposta netta risulta pari in media a 5.250 euro e viene dichiarata da circa 30,3 milioni di soggetti, pari a circa il 74% del totale dei contribuenti.
Circa 10,4 milioni di soggetti hanno un’imposta netta pari a zero. Considerando i soggetti la cui imposta netta è interamente compensata dal bonus Irpef e trattamento integrativo, i soggetti che di fatto non versano l’Irpef salgono a circa 12,8 milioni. Rispetto al totale di circa 41,2 milioni di contribuenti hanno assolto l’obbligo dichiarativo nel 2021, risulta che a non pagare l’Irpef è un soggetto su tre.
Il ministero spiega che «si tratta prevalentemente di contribuenti con livelli reddituali compresi nelle soglie di esenzione, ovvero di coloro la cui imposta lorda si azzera per effetto delle detrazioni riconosciute dal nostro ordinamento». Il Mef ricorda che il “bonus Irpef” di 960 euro (80 euro mensili) è stato introdotto nel 2014 e riconosciuto ai titolari di reddito di lavoro dipendente e di alcuni redditi assimilati, la cui imposta sia di ammontare superiore alle detrazioni per lavoro dipendente. Dal primo luglio 2020 è stato sostituito dal trattamento integrativo che prevede un credito di 600 euro (100 euro mensili per il periodo 1° luglio – 31 dicembre 2020) riconosciuto ai soggetti con reddito complessivo fino a 28.000 euro. Inoltre è stata introdotta un’ulteriore detrazione, per i soggetti con reddito compreso tra 28.001 e 40.000 euro, di importo pari a 600 euro (80 euro mensili) che decresce fino ad azzerarsi per i soggetti con reddito complessivo pari a 40.000 euro).
Dalle dichiarazioni per l’anno d’imposta 2020 risultano 12,8 milioni di soggetti con bonus spettante o trattamento integrativo per un ammontare di 11,9 miliardi di euro (+19,7% rispetto al 2019). Gli oneri detraibili rappresentano un’altra voce in grado di abbattere l’imposta. Il ministero ricorda che tra le spese che è possibile scontare al 30% sono comprese le erogazioni liberali per Covid-19, che sono stati pari complessivamente a 61 milioni di euro, da parte di oltre 200.000 contribuenti.
Per gli oneri detraibili al 19%, (pari a circa 27,2 miliardi) a partire dal 2020 la detrazione spetta a condizione che l’onere sia sostenuto con versamento bancario o postale ovvero mediante altri sistemi di pagamento tracciabili, ad esclusione di alcune tipologie di spese sanitarie. Inoltre per alcune tipologie di spese (es: spese d’istruzione, universitarie, spese funebri, erogazioni liberali ad associazioni sportive dilettantistiche, Onlus, enti dello spettacolo, spese veterinarie, premi assicurativi) la detrazione viene ora commisurata al reddito complessivo: in particolare la detrazione spetta in misura piena per i soggetti con reddito complessivo fino a 120.000 euro e decresce fino ad azzerarsi al raggiungimento del reddito complessivo di 240.000 euro. Queste modifiche spiegano il calo del 14,8% dell’importo totale di tali oneri, che ammontano complessivamente a 27,2 miliardi di euro.
Circa il 27% dei contribuenti, che dichiara circa il 4% dell’Irpef totale, si colloca nella classe fino a 15.000 euro; in quella tra i 15.000 e i 70.000 euro si posiziona circa il 70% dei contribuenti, che dichiara il 67% dell’Irpef totale, mentre solo circa il 4%dei contribuenti dichiara più di 70.000 euro, versandbo il 29% dell’Irpef totale.
L’addizionale regionale Irpef ammonta nel 2020 a circa 12 miliardi di euro (-2,6% rispetto al 2019). L’addizionale regionale media è pari a 420 euro. Il valore più alto si registra nel Lazio (630 euro), il valore più basso si rileva in Sardegna (270 euro). L’addizionale comunale ammonta invece complessivamente a circa 5 miliardi di euro, in diminuzione dell’1,6% rispetto al 2019, con un importo medio pari a 200 euro, che varia dal valore massimo di 260 euro nel Lazio, al valore minimo di 90 euro in Valle d’Aosta.
Nel lavoro autonomo e d’impresa il volume d’affari Iva dichiarato nell’anno d’imposta 2020 è stato pari a 3.195 miliardi di euro, il calo del 10,2%. Circa il 60% del volume d’affari è costituito dalle operazioni imponibili, pari a 1.896 miliardi di euro (-10,2% rispetto al 2019).
Il ministero spiega che sono circa 4,2 milioni i contribuenti che hanno presentato la dichiarazione Iva per l’anno d’imposta 2020, in leggero aumento rispetto all’anno precedente (+0,3%). «Appare evidente come ci si trovi di fronte ad un anno molto particolare» a causa dell’impatto della emergenza sanitaria (covid19) sull’economia italiana, osserva il Mef. «Sia a livello totale che in ogni tipologia di soggetto dichiarante si riscontra una marcata contrazione delle principali grandezze Iva, quali il volume d’affari, il totale acquisti, la base imponibile e l’Iva di competenza». In particolare l’Iva di competenza è risultata pari a 101,6 miliardi di euro, in calo del 7,3% rispetto all’anno precedente, con una base imponibile pari a 650,1 miliardi di euro, (-9,4%).
Nel 2020 il reddito medio più elevato è quello da lavoro autonomo, pari a 52.980 euro, mentre il reddito medio dichiaratodagli imprenditori (titolari di ditte individuali) è pari a 19.900 euro. Il reddito medio dichiarato dai lavoratori dipendenti è pari a 20.720 euro, quello dei pensionati a 18.650 euro. Infine, il reddito medio da partecipazione in società di persone ed assimilate risulta di 16.450 euro. Il Mef evidenzia che la quasi totalità dei redditi da capitale è soggetta a tassazione sostitutiva e non rientra pertanto nell’Irpef.
I redditi da lavoro dipendente e da pensione rappresentano circa l’84% del reddito complessivo dichiarato, mentre il reddito da pensione costituisce il 31% del totale del reddito complessivo. Il Mef ritiene opportuno ribadire che per “imprenditori” nelle dichiarazioni Irpef si intendono i titolari di ditte individuali, escludendo pertanto chi esercita attività economica in forma societaria. Inoltre la definizione di imprenditore non può essere assunta come sinonimo di “datore dilavoro” in quanto la gran parte delle ditte individuali non ha personale alle proprie dipendenze. Sarebbe pertanto improprio utilizzare i dati sopra riportati per confrontare i redditi degli “imprenditori” con quelli dei “propri dipendenti”.
Nel 2020 l’ammontare del reddito da fabbricati soggetto a tassazione ordinaria ammonta a 24,8 miliardi di euro, con una riduzione del 5,3% rispetto all’anno precedente, anche a causa dell’aumento dell’utilizzo della tassazione sostitutiva (cedolare secca).
Nel 2020 tutti i principali redditi medi accusano flessioni più o meno marcate: dal -11% dei redditi d’impresa, al -10% di quelli da partecipazione, -8,6% da lavoro autonomo, mentre più contenuto è il calo per i redditi da lavoro dipendente(-1,6%); fa eccezione il reddito medio da pensione, in aumento del 2%.
Relativamente al numero di contribuenti, si registra un aumento del numero di pensionati (oltre 58.000 soggetti pari al +0,4%), effetto del meccanismo di “Quota 100” che ha anticipato temporaneamente il raggiungimento dei requisiti per il pensionamento. Diminuisce invece il numero di lavoratori dipendenti (circa 287.000 in meno): più in dettaglio, la flessione dei lavoratori a tempo indeterminato è dello 0,4%, mentre coloro che hanno contratti a tempo determinato diminuiscono del 3,8%.
Illustrando il quadro generale il ministero ricorda che il 2020 è stato «’l’anno della crisi dovuta alla pandemia da Covid-19. Il Pil ha presentato una forte contrazione, del 7,8% in termini nominali e del 9% in termini reali. Il contesto economico negativo si riflette su tutti gli aggregati statistici delle dichiarazioni fiscali, sia Irpef sia Iva».
Sono 22,6 milioni le persone fisiche che hanno utilizzato il modello 730 con un aumento di oltre 566.000 contribuenti rispetto all’anno precedente; 9 milioni di soggetti hanno presentato invece il modello “redditi persone fisiche”, mentre i dati dei restanti 9,6 milioni di contribuenti, non tenuti a presentare direttamente la dichiarazione, sono stati acquisiti tramite il modello“Cu” compilato dal sostituto d’imposta.
Nell’ambito delle spese per il recupero edilizio e per il risparmio energetico sono state introdotte sia le spese per il “Bonus facciate” detraibili al 90% (che ammontano a 1,1 miliardi di euro di spesa) che le spese per il “Superbonus 110%” (quest’ultimo effettivamente operativo solo negli ultimi mesi del 2022, per un ammontare di circa 132 milioni di euro di spesa).
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