A marzo il mercato dell’auto italiano ha registrato un nuovo, pesante tonfo, chiudendo con un crollo del 29,7%. Sul risultato pesa l’attesa degli incentivi annunciati dal governo ma non emanati, oltre al rallentamento all’inverosimile nelle consegne di veicoli nuovi causa le difficoltà di approvvigionamento dei componenti da parte delle case costruttrici.
Il mese di marzo si è chiuso con 119.497 immatricolazioni, causando un buco di oltre 50.000 auto rispetto al marzo 2021. Il primo trimestre, che storicamente copre circa il 30% del volume annuale, quest’anno si ferma a 338.258 unità, in calo del 24,4% e con 109.000 immatricolazioni in meno del primo trimestre 2021.
Nel contesto attuale è impossibile fare previsioni attendibili, ma la semplice proiezione algebrica delle cifre darebbe per l’intero 2022 un totale di 1.130.000 immatricolazioni, un calo di oltre il 22% sull’anno precedente, tanto da riportare il mercato dell’auto italiano ai livelli del 1967.
Lo stallo di mercato dell’auto provocato dall’attesa degli incentivi, a marzo ha mantenuto sotto tono anche la quota delle auto a zero o bassissime emissioni, complice anche la consapevolezza dei consumatori circa i maggiori costi di acquistoe di gestione, oltre all’emersione del fatto che questo genere di veicoli non è affatto ecologico come martella l’incessante campagna propagandistica delle case automobilistiche, specie quelle estere.
L’UNRAE (l’associazione degli importatori esteri) calcola che manchino ancora da immatricolare 16.000 auto della fascia 0-20 g/Km di CO2 ordinate con incentivo 2021, 10.000 della fascia 21-60 g/Km e 30.000 della fascia 61-135 g/Km.
«Gli annunci e la conseguente aspettativa degli incentivi stanno di fatto paralizzando il mercato ormai da mesi e, se il Governo non provvede a emanare con urgenza il decreto attuativo che li rende fruibili, si rischia di aggravare e prolungare ulteriormente la crisi delle immatricolazioni» avverte Michele Crisci, presidente dell’UNRAE e di Volvo Italia.
Crisci ribadisce anche la necessità di estendere i tempi di consegna dei veicoli prenotati o già acquistati: «il prolungamento a 360 giorni dei termini di consegna è un provvedimento indispensabile per ovviare ai problemi ormai endemici delle catene di fornitura internazionali, aggravati dal conflitto in Ucraina, che costringono le Case automobilistiche a rallentare la produzione e ritardare le consegne. È necessario inoltre che il decreto attuativo non escluda dai sostegni all’acquistonessuno dei soggetti interessati, comprendendo quindi oltre alle persone fisiche anche le persone giuridiche (aziende e società di noleggio) e non imponga tetti di prezzo ribassati rispetto agli incentivi precedenti, che avevano dimostrato tutta la loro efficacia».
Per Paolo Scudieri, presidente di ANFIA (la filiera automobilistica italiana), «il preoccupante calo delle immatricolazioni è in buona parte imputabile all’attesa dell’attuazione delle misure di sostegno alla domanda annunciate dal DL Energia dello scorso 18 febbraio, primo passo di un piano pluriennale di supporto alla domanda di auto a zero e basse emissioni, complementare a un set di misure di politica industriale per accompagnare la riconversione della filiera produttiva automotive». Anche Anfia è preoccupata per l’esclusione dagli incentivi all’acquisto delle società.
A pesare sul cattivo andamento del mercato dell’auto c’è la pervicace atteggiamento punitivo del governo italiano verso l’auto aziendale: contrariamente alle attese e alle pressioni del mercato, il governo Draghi ha rinnovato all’Unione europea la richiesta di deroga alla deducibilità fiscale ordinaria, limitando al 40% la deducibilità dell’Iva e mantenendo al 20% di un risibile tetto di 18.000 euro il valore dell’ammortamento.
Oltre a penalizzare aziende, partite iva e professionisti italiani nei confronti dei loro concorrenti europei che possono detrarre al 100% i veicoli aziendali, il governo Draghi ed in particolare il ministro leghista allo Sviluppo economico, Giancarlo Giorgetti, evidenzia un europeismo a corrente alternata, oltre a tagliare il ramo fiscale su cui conta, visto che da una completa deducibilità fiscale avrebbe tutto da guadagnare. Soprattutto ora che è stato rimosso il divieto di circolazione in Italia delle auto con targa straniera guidate da cittadini italiani, previa annotazione del possesso e delle generalità dell’utilizzatore in un nuovo archivio del Pra. Di fatto, s’incentiva il ricorso da parte degli imprenditori al ricorso di noleggi e leasing di autoveicoli esteri, dove l’Iva, le tasse di circolazione e l’assicurazione costano decisamente meno che in Italia.
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