Turismo italiano che cambia: da “Italian Way” a “Italian Why?”

Secondo l’indagine Unioncamere-Isnart, 50% turisti in Italia dalle generazioni Y-Z nativi digitali. 

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turismo italiano

Il turismo italiano deve cambiare pelle e affrontare le nuove sfide, che si apre alle novità e che deve fare i conti con le conseguenze e con i timori internazionali per il conflitto in Ucraina.

Il 50% del turismo italiano appartiene alle generazioni Y e Z, ovvero i soggetti nati dopo il 1981 e nativi digitali, con il 94%del campione attento alle opzioni di viaggio sostenibili e il 40% che sceglie di esplorare destinazioni poco conosciute, assetato di riscoperta e senso di appartenenza. La fotografia emerge da “Azioni di valorizzazione e promozione del settore turistico dei territori e delle produzioni di qualità”, progetto finanziato dal ministero del Turismo e realizzato in collaborazione con Unioncamere e Isnart.

«Dopo un 2020 “anno zero per il turismo”, nel 2021 è iniziato un recupero, ma ora lo scenario è mutato da una guerra molto vicina, che pone più di un dubbio sulla possibilità di tornare ai livelli pre-pandemia – dice il presidente di Isnart, Roberto Di Vincenzo -. Il turismo sta cambiando perché cambia la domanda dei turisti. Se prima le scelte partivano dal “cosa” (cosa voglio fare, cosa voglio vedere), oggi la tendenza è dominata dal “perché” (perché voglio viaggiare? quale motivazione mi spinge?), un cambiamento profondo legato a necessità di auto-realizzazione e auto-determinazione.

Secondo la ricerca sulle nuove tendenze del turismo italiano, occorre superare il classicoItalian Way of Tourism” verso un più attuale “Italian Why?”, per far scegliere l’Italia come meta turistica, comprendendo e intercettando numerosi nuovi fenomeni tra i quali quelli del turismo lento e della “staycation”».

«Dall’analisi e dallo studio dei nostri territori emergono i tanti giacimenti storico, culturali e naturalistici e tutte quelle destinazioni turistiche che molti italiani hanno riscoperto in questi ultimi due anni» sottolinea il vice presidente di Unioncamere, Giorgio Mencaroni.

Il turismo culturale continua ad avere un ruolo centrale nell’organizzazione dell’offerta, tanto che oltre il 53,1% degli operatori lo individua come propria area di specializzazione, dato che lo pone al vertice dell’attenzione dell’industria turistica, prima del turismo naturalistico con il 51,1%, del turismo balneare e legato agli sport acquatici con il 29,3% e del turismo enogastronomico con il 23,8%. Il cicloturismo continua a registrare un interesse crescente sia sotto il profilo della domanda, +30% di turisti che scelgono la biciletta nel biennio 2019-2021, che per la sua dimensione economica in quanto la spesa procapite di questa categoria di turisti è superiore alla media complessiva. Il turismo religioso in Italia rappresenta il 2,5% del totale dei turismi, il 70% dei turisti sono italiani e tra gli stranieri 3 su 10 sono tedeschi.

Come esempi vengono citati il Cammino Enogastronomico Tarantino che si sviluppa nel territorio dei comuni di Castellaneta, Ginosa, Manduria, Massafra, Crispiano, Palagiano, Martina Franca cuore di alcune delle produzioni tipiche enogastronomiche che fanno della Puglia e di Taranto una delle protagoniste italiane del cibo e bevande. C’è poi la Via Verde della Costa dei Trabocchi, percorso ciclabile di 42 km che collega i comuni di Ortona e Vasto in provincia di Chieti.

Per il turismo religioso il Cammino di Sant’Antonio è un percorso che si estende per oltre 400 Km dai santuari Antoniani di Camposampiero in Veneto attraverso la Basilica di Sant’Antonio di Padova fino al Santuario della Verna in Toscana attraversando l’Emilia-Romagna e gli Appennini. Come attività di comunicazione innovativa delle destinazioni si citano quelle di Sardegna Nuragica e Sud Sardegna (in collaborazione con la Camera di commercio di Cagliari-Oristano), Duino-Aurisina (in collaborazione con la Camera di commercio della Venezia-Giulia) e Cosenza e la Sila Grande (in collaborazione con la Camera di commercio di Cosenza).

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