In Europa inizia a farsi sentire la penuria di disponibilità di gasolio specie sui mercati all’ingrosso, con primi episodi di contingentamento delle forniture in Germania, Austria, Ungheria e Francia, condizioni che non tarderanno a verificarsi anche in Italia.
Il problema nasce dal fatto che l’Europa è dipendente per un buon 20% dalle importazioni di gasolio dalla Russia e di un altrettanto quantitativo di gasolio semilavorato, come il gasolio sottovuoto o VGO, che poi viene completato nelle raffinerie europee più avanzate di quelle russe in fatto di abbattimento delle sostanze nocive, come la desulfurizzazione.
Fatto sta che il gasolio sui mercati mondiali è un bene sempre più scarso, complice anche la maggiore richiesta anche da parte del mercato marittimo che sta abbandonando sempre di più gli olii pesanti altamente inquinanti per accedere a scali che pongono limiti all’inquinamento marittimo.
In Italia la situazione è al momento soprattutto politica, in quanto il recente decreto Energia ha dimenticato di prevederel’adeguamento della fiscalizzazione per l’autotrasporto al taglio delle accise alla pompa, con il risultato che i camion più moderni e meno inquinanti a standard Euro 5 ed Euro 6 ne sono stati tagliati fuori.
Anche se dal ministero si annuncia se si metterà la classica pezza al più presto, ancora una volta emerge la necessità di una profonda rivisitazione di tutte le politiche energetiche e della relativa tassazione: che senso ha continuare a gravare i prodotti energetici (gasolio, benzina, energia, gas e perfino la birra) con accise che in molti casi raddoppiano il prezzo industriale del bene, successivamente gravato anche dall’Iva 22% e poi dare sgravi per contenerne il prezzo? Tanto vale abolire del tutto le accise, semplificando la trafila burocratica dei rimborsi e facilitando anche quel 66% diautotrasportatori che oggi non rientrano nelle fiscalizzazioni per i mezzi con portata superiore a 7,5 tonn., oltre a facilitare il lavoro e la vita di milioni di semplici partite Iva e di famiglie.
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