Cantieri a rischio: salta la norma che consentiva alle imprese, in caso di rincari eccessivi delle materie prime, di poter chiedere la proroga o la sospensione dei lavori nei contratti pubblici. Della disposizione contenuta nel comunicato uscito dal Consiglio dei ministri di venerdì scorso (ancora visibile sul sito web del governo), non se ne trova più traccia nel decreto pubblicato in Gazzetta Ufficiale.
Tra sorpresa e irritazione, insorgono i costruttori che definiscono «inconcepibile il dietrofront del Governo». Per Gabriele Buia, presidente di Ance, in questo modo è «impossibile tenere i cantieri aperti. La norma era l’unico strumento a disposizione delle imprese per non abbandonare del tutto i cantieri, vista l’impossibilità di proseguire i lavori con i costi attualie la scarsità di materiali». Oltretutto, come spesso accade (come nel caso dei prezzi dei carburanti) «concedeva solo una tregua senza individuare una soluzione duratura». Insomma i soliti provvedimenti raffazzonati da parte del governo (e dei vari funzionari) che poi vanno corretti in corsa per non penalizzare il sistema produttivo.
Il cambiamento dalla bozza del decreto, fanno sapere dal ministero delle Infrastrutture e della Mobilità sostenibili, è dovuto al fatto che «si è ritenuto più utile, in questa fase, mettere a disposizione delle imprese più risorse per l’adeguamento prezzi, piuttosto che ribadire una norma che è già prevista nell’attuale ordinamento giuridico, precisamente nell’articolo 107 del codice dei contratti». Il decreto pubblicato in Gazzetta prevede, infatti, l’aumento per complessivi 320 milioni di euro dei fondi per le compensazioni, anche se Buia ricorda che le imprese «stanno ancora aspettando di ricevere i fondi stanziati per il primo semestre 2021, quando i costi delle materie prime erano la metà di quelli odierni».
Secondo le elaborazioni dell’Ance, i prezzi di ferro-acciaio tondo per cemento armato e di bitume, sono saliti del 40% solo nei primi due mesi del 2022, rispetto allo scorso anno, quando già erano aumentati rispettivamente del 54% e del 35% nel 2021 sul 2020. Per non parlare dei prezzi dell’energia.
I rincari delle materie prime, spiegano dall’Ance, rischiano di bloccare la ripresa e far fallire il Pnrr. «Mi chiedo – conclude Buia – come si possa pensare ora di portare a termine le opere in corso e come si potranno iniziare i nuovi lavori già previsti: così si sta buttando a mare il Pnrr, senza nemmeno provare a salvarlo».
E l’allarme lanciato a livello nazionale per i cantieri a rischio viene ripreso anche a livello locale, per gli appalti di regioni, province e comuni, che spesso viaggiano ancora con prezziari non adeguati all’enorme rincaro delle materie prime, con il risultato di appalti che spesso vanno deserti ancora prima di partire, perché per le imprese significherebbe lavorare in perdita.
L’allarme delle imprese di costruzione fa il paio anche con le strozzature della burocrazia – male atavico ed irrisolto del Belpaese – che per passare dalla fase istruttoria all’approvazione finale dei progetti impiegano troppo tempo, mentre le scadenze imposte dal Pnrr sono estremamente ravvicinate.
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