Cento giorni senza piogge, siccità grave per il Po e i fiumi del Nord Italia

A rischio i fabbisogni idrici per agricoltura. Forte riduzione della produzione di energia pulita idroelettrica. 

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siccità grave

Sono cento giorni che sul Nord Italia non piove (e nevica) in modo apprezzabile, con il risultato che la siccità grave che incombe su tutti i fiumi del territorio mette a rischio le attività agricole e la produzione di energia idroelettrica pulita.

Nel bacino del fiume Po la siccità è considerata grave, ma meglio non stanno gli altri fiumi, a partire dall’Adige. Le portate del Po e dei suoi affluenti toccano record negativi, con situazioni particolarmente critiche a Piacenza, Cremona e generalmente proprio in Piemonte, dove comincia a esserci un grosso punto interrogativo per il via alla stagione dell’irrigazione. I grandi laghi sono pieni solo per il 30% e la carenza idrica preoccupa non solo gli agricoltori ma anche le centrali idroelettriche.

L’aggiornamento dell’Osservatorio delle crisi idriche, convocato dall’Autorità distrettuale del Fiume Poministero Transizione ecologica (AdPo-MiTe), non lascia grossi spazi di speranza. «La portata del fiume Po in questo momento ci dimostra in molte sezioni che siamo in condizioni di estrema severità idrica. In alcuni casi con condizioni meno gravi, ma condizioni estreme sono a Piacenza, Cremona e gran parte della zona piemontese – spiega Meuccio Berselli, segretariogenerale di ADbPo-MiTe -. Fra poco inizia la stagione dell’agricoltura in cui dobbiamo prelevare acqua e distribuirla. Quindi da subito occorre istituire le deroghe per consentire il prelievo di acqua per garantire i raccolti e per permettere al settore idroelettrico di produrre energia. Perché in una situazione così drammatica per la geopolitica attuale noi dobbiamo portare a maturazione i nostri raccolti e fare energia idroelettrica».

Berselli evidenzia come preoccupante sia anche il dato sulla risalita del cuneo salino (la penetrazione dell’acqua marina verso l’entroterra) ha già superato 10 chilometri di intrusione dalla costa, principalmente nel ramo di Pila e Goro, e il fatto che i grandi laghi siano, «come il Lago Maggiore, riempiti solo al 30%. La situazione è davvero di una siccità severa».

Coldiretti stima che questa siccità grave minacci oltre un terzo della produzione agricola nazionale, fra pomodoro da salsa, frutta, verdura e grano, e la metà dell’allevamento. I livelli delle portate del Po sono scesi sotto quelli minimi in alcune stazioni di registrazione. Anche gli affluenti del grande fiume evidenziano «decise carenze», con qualche record, come per Trebbia, Secchia e Reno ai minimi storici dal 1972. Mentre Dora Baltea, Adda, Ticino hanno perso tre quarti della loro abituale portata.

La temperatura invernale è stata più alta anche di 2,1-2,5 gradi rispetto alla media stagionale, vento e mancanza di nevehanno peggiorato il quadro. L’inverno 2021-22 resta uno dei più caldi e secchi di sempre, in cui il deficit medio di precipitazioni tocca -65%. Quest’anno l’inverno è stato mite e secco. Tale “stabilità climatica” in base ai modelli previsionali è destinata a perdurare nel prossimo periodo: all’orizzonte si intravedono solo piogge inferiori alle medie e temperature piuttosto elevate. Una condizione, sottolinea l’autorità, che «lascia presagire come la disponibilità d’acqua attuale, non aumentando, difficilmente potrà colmare i fabbisogni della prima parte dell’estate, generando inoltre una probabile situazione di forte pressione per l’habitat fluviale, oltre al comparto idroelettrico che registra già i minimi di produzione degli ultimi 20 anni».

Una situazione, quella della siccità, che fa dire al presidente di Anbi, l’associazione nazionale che riunisce i consorzi di bonifica, Francesco Vincenzi, come questa «non sia più una questione temporanea ma strutturale. E’ necessario andare ad efficientare il sistema di irrigazione. E’ da diverso tempo che chiediamo un piano straordinario di opere che metta in sicurezza la distribuzione dell’acqua irrigua, ma soprattutto un piano degli invasi che ci permetta di trattenere quell’acquache piove nel nostro Paese in momenti che magari non servono per l’agricoltura».

La crisi ucraina e il rincaro dell’energia rappresenta una sfida anche per il settore agricolo e per chi si occupa di tutelare le acque irrigue. «Abbiamo bisogno di stabilizzare la produzione di energia elettrica – afferma Vincenzi -. E quale migliore fonte dell’idroelettrico per avere una produzione pulita da un lato, ma anche stabile nel tempo. L’aumento delle produzioni agricole in un Paese come il nostro, del Mediterraneo, dipendono solo ed esclusivamente dal poter utilizzare la risorsa acqua. Per continuare a mantenere questo straordinario “Made in Italy” agroalimentare abbiamo bisogno di utilizzarla».

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