Le conseguenze della guerra in Ucraina scatenata dalla Russia stanno iniziando ad avere pesanti ripercussioni sugli approvvigionamenti alimentari europei, per evitare l’insorgenza di fenomeni di carestia alimentare, anche in considerazione del fatto che dall’Ucraina provenivano buona parte delle forniture di grano, mais, soia e semi oleosi per produrre olii alimentari. Con una conseguenza affatto trascurabile: oltre a bloccare nei porti ucraini la spedizione dei prodotti già disponibili che potrebbero anche andare distrutti e sprecati, c’è il problema delle mancate semine attuali, che causeranno pesanti carenze di rifornimenti per i prossimi due anni.
Dopo lustri di immobilismo, la politica europea inizia a dare cenni di reazione tardiva: per l’europarlamentare veneta dellaLega, Mara Bizzotto, membro della Commissione Agricoltura, «la guerra in Ucraina e le sue drammatiche conseguenze impongono all’Europa e al Governo italiano di adottare una serie di misure urgenti e straordinarie per sostenere i settori in difficoltà, a cominciare da quello agroalimentare. Oltre al ripristino del funzionamento del mercato europeo di grano, mais e soia condizionato dalla crisi causata dall’intollerabile invasione militare russa contro l’Ucraina, è necessario un quadro di normeche permetta all’Italia e all’Europa di raggiungere l’autosufficienza agricola e alimentare».
«Un obiettivo che oggi è impossibile da raggiungere con gli strumenti europei della nuova PAC e della strategia “Farm to Fork” – afferma Bizzotto – che sono orientate alla sola sostenibilità ambientale e pesantemente vincolate dalle condizionalità“green”, e che determinerebbero un ulteriore insostenibile calo della produzione agricola, rendendoci ancor più dipendenti dai Paesi extra europei». Paesi extra europei che spesso hanno disciplinari di produzione decisamente differenti da quelli europei, ad iniziare dall’utilizzo di diserbanti o di prodotti geneticamente modificati che sono vietati dai disciplinari di molti prodotti Dop italiani.
Per Bizzotto per evitare la carestia alimentare «serve intervenire subito sull’emergenza, contro l’aumento dei costi dell’energia e per il ripristino del mercato interno, ma anche portare avanti modifiche urgenti alla nuova PAC e alla “Farm to Fork”. La sola riconversione produttiva delle aree messe a riposo non basta: serve una revisione organica di gran parte dell’architettura verde e di alcuni obiettivisull’utilizzo degli strumenti di difesa in campo, necessari per recuperare capacità e autonomia produttiva. In questo nuovo contesto, il Governo italiano deve predisporre subito le necessarie modifiche al Piano Strategico Nazionale della PACdepositato a Bruxelles a fine 2021 e l’Europa deve essere pronta ad approvarle, dato che le misure messe in campo dalla UE negli ultimi 2 anni non forniscono alcun strumento che incentivi l’autosufficienza alimentare. Serve fare in fretta e usare una buona dose di pragmatismo per salvare il settore agroalimentare e migliaia di aziende italiane».
Non solo: per contribuire a ridurre le importazioni di prodotti energetici, serve dare nuovo impulso alla produzione di materia organica vegetale non destinata all’alimentazione per la produzione di biocarburanti – gasolio, benzina e gas metano -, andando a recuperare ad uso agricolo anche i terreni marginali, oltre a fermare l’installazione su tutti i terreni con potenzialità agricola degli impianti fotovoltaici.
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