Carissimi carburanti con rincari continui di benzina e gasolio

La media settimanale cresce di 8 centesimi al litro e di ben 15 il gasolio da riscaldamento, Priotesti di consumatori, autotrasportatori e pescatori. 

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Benzina oltre 2 euro carissimi carburanti

Carissimi carburanti con un altro balzo di 8 centesimi in una settimana per il prezzo della benzina che è costata 1.953 euro al litro in media tra il 28 febbraio e 6 marzo scorso, secondo la rilevazione del Mite rispetto a 1,870 euro al litro della settimana precedente. Schizzato anche il costo del gasolio auto che ha subito anch’esso un rincaro di 8 centesimi e si è portato a 1,829 euro al litro rispetto a 1,740 euro della settimana tra il 21 e il 27 febbraio. Aumento di poco più di 15 centesimi per il gasolio da riscaldamento salito a 1.715,92 euro al litro da 1,565 euro della settimana prima.

I carissimi carburanti hanno sollevato la protesta di consumatori, autotrasportatori e pescatori. La benzina in modalità self service arrivando a 1,953 euro al litro «ha raggiunto un record storico assoluto. Mai si era raggiunto un prezzo così elevato dall’inizio delle serie iniziate nel gennaio 1996 – denuncia Massimiliano Dona, presidente dell’Unione Nazionale Consumatori-. Ora non basta più una riduzione delle accise di 20 cent al litro per far scendere i prezzi a livelli normali, ne servono almeno 30».

La benzina «non era mai era stata così cara visto che nel 1996 un litro costava appena 0,90 euro – prosegue Dona -. Battuto il precedente primato ottenuto il 10 settembre 2012 quando si impennò fino a 1,890 euro. Se i rialzi dei mesi passati dipendevano dall’insufficiente rialzo della produzione di petrolio dei paesi Opec+, il balzo stratosferico di questa settimana è un’evidente speculazione di chi scommette cinicamente sul blocco delle importazioni dalla Russia, stop che per ora non c’è».

Stessa musica anche per il gasolio: «si tratta del valore più alto di sempre – commenta Dona -. Superato, con 1,829 euro al litro il passato record di 1,778 euro al litro, sempre del 10 settembre 2012, tanto che dall’inizio dell’anno un litro di benzina è rincarato di oltre 23 cent, +13,6%, pari a 11,68 euro per un pieno di 50 litri, 280 euro su base annua, mentre un litro di gasolio è aumentato di oltre 24 cent, +15,4%, 12,20 euro a pieno da 50 litri, equivalenti a 293 euro annui».

Secondo Dona «in un anno esatto, dalla rilevazione dell’8 marzo 2021, quando la benzina era pari a 1,550 euro al litro e il gasolio a 1,421 euro al litro, un pieno da 50 litri costa 20,17 euro in più per la benzina e 20,41 euro per il gasolio, con un’impennata, rispettivamente, del 26% e del 28,7%. Una stangata, su base annua, pari a 484 euro per la benzina e 490 per il gasolio».

Dona attacca il silenzio del governo Draghi: «continua il suo lungo letargo sul caro carburanti, facendo finta di niente, così da poter incassare in silenzio milioni aggiuntivi grazie all’Iva. Ma ora con la guerra in Ucraina o si sveglia e frena il decollo dei prezzi dovuto ai beni energetici, o l’inflazione travolgerà le famiglie e il loro potere d’acquisto».

Carissimi carburanti anche per il Codacons, con il presidente Carlo Rienzi che parla di «aumenti insostenibili per le famigliee per le imprese e attività produttive si fermano non potendo più sostenere i costi impossibili dei carburanti, e il Governo resta a guardare e le casse dello Stato si arricchiscono grazie all’escalation dei prezzi alla pompa e alle tasse su benzina e gasolio. Un comportamento immorale considerato l’ampio margine dell‘esecutivo per intervenire su Iva e accise e calmierare i listini».

I carissimi carburanti mandano in fibrillazione il mondo dell’autotrasporto, con Unatrans che annuncia manifestazioni in tutt’Italia per il 19 marzo prossimo a causa delle mancate risposte del governo in fatto di prezzi dei carburanti e del gasolioin particolare.

Protesta anche Ruote Libere, che chiede un ribasso generalizzato dei prezzi alla pompa, anche per venire incontro ai “padroncini” che non riescono ad accedere agli sgravi previsti solo per i mezzi pesanti, che consentirebbe anche di tagliare un po’ della burocrazia ed evitare che le aziende, attendendo tre mesi per accedere ai rimborsi di quanto anticipato, si trasformino in banche spurie a favore dello Stato.

Protestano anche i pescatori, che hanno deciso di lasciare i pescherecci nei porti, in quanto il costo del carburante – pari a circa 4.000 euro alla settimana per un’imbarcazione medio piccola – assorbe e supera il guadagno medio dell’attività, con ripercussioni pesanti sulla fornitura di pesce fresco a ristoranti e negozi.

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