Concessioni idroelettriche: evitare la gara europea prorogandone la scadenza

Bond: «appello a Zaia per fermare il progetto di legge regionale». Bottacin: «l’approvazione della legge regionale è una garanzia per i territori». 

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concessioni idroelettriche
Gruppo turbina-alternatore di una centrale idroelettrica.

La questione della scadenza delle concessioni idroelettriche e la conseguente messa a gara del rinnovo è al centro del dibattito politico, specie alla luce del fatto che in altri paesi si è semplicemente provveduto al prolungamento delle scadenze in campo agli stessi titolari. In Italia no e a partire dal 2023 inizieranno le prime gare relative agli impianti scaduti, anche se dal governo pare arrivare un cambio di direzione, con una prima proroga al 2029 per tutti gli impianti. Si vedrà, ma intanto fiorisce il dibattito politico.

«Bisogna rivedere dal profondo il progetto di legge regionale del Veneto sulle concessioni idroelettriche – attacca il deputato forzista Dario Bond -. È anacronistico e rischia di essere dannoso per imprese e cittadini, nel pieno di una crisi energetica quale quella che stiamo vivendo. Lancio un appello al governatore Zaia: fermiamoci, perché questo progetto di legge non ha motivo di esistere».

Per Bond «proprio in questo momento il Parlamento sta modificando l’orientamento che aveva espresso sul tema in legge finanziaria qualche anno fa. Proprio per questo motivo bisogna aspettare: scatti in avanti rischiano di essere dannosi. Lo dice anche il Copasir, che nella relazione sulla “Sicurezza energetica nell’attuale fase di transizione ecologica” evidenzia come la produzione idroelettrica sia strategica nel mix energetico nazionale e come le gare per l’attribuzione delle concessioni possano rivelarsi dannose per gli interessi italiani, dato che nel contesto europeo l’Italia è l’unico Paese ad aver adottato una disciplina per l’assegnazione delle concessioni orientata a una completa liberalizzazione e apertura alla concorrenza. Significa – continua il deputato azzurro – che avviare in questo momento le gare, con il rischio di trasferire gli asset strategici a gestori stranieri, può comportare l’insorgere di scenari di rischio per le tasche dei cittadini, già provate dai rincari attuali, e per la tenuta delle imprese. Altri Paesi europei non stanno procedendo con le gare, nonostante la reciprocità che impone agli Stati membri dell’Unione europea la simmetria nella legislazione. Ciò significa che uno scatto in avanti appare perlomeno inopportuno, dettato da una situazione che poteva avere senso qualche anno fa, ma oggi lo scenario è completamente cambiato. Quindi, governatore Zaia, fermiamoci a riflettere».

A stretto giro arriva la replica dell’assessore all’ambiente della Regione Veneto, Gianpaolo Bottacin, secondo cui «chi osteggia il progetto di legge regionale sulle grandi derivazioni idroelettriche o non l’ha letto, o non l’ha capito o, peggio, è contro l’autonomia» replicando ad alcune dichiarazioni sull’argomento, che egli definisce «fuorvianti».

«Come disse il ministro Giorgetti – prosegue Bottacin – l’approvazione di questo testo, a seguito dell’emendamento sulla norma statale fatto proprio da lui, rappresenta una svolta epocale. Con tale legge si sancisce infatti che alla scadenza delle concessioni idroelettriche delle grandi derivazioni, la proprietà delle centrali diventi pubblica e dei territori. Lo ripeto, una vera svolta epocale verso l’autonomia concreta».

Secondo Bottacin «ai dubbi di chi è preoccupato per l’eventuale ingresso di operatori stranieri rispondo che la tematica non ha nulla a che vedere con il progetto di legge regionale. L’obbligo di andare a gara lo ha infatti sancito l’Europa e l’Italia, con norma statale, lo ha recepito, a differenza di molti altri paesi europei. Una norma statale che consenta di arginare l’ingresso di gestori stranieri, per la verità già ben presenti in Italia – conclude Bottacin – serve quindi a prescindere dalla legge regionale. Viceversa, o la Regione, o lo Stato, dovranno comunque espletare le gare. A meno che non ci sia la gestione diretta da parte dell’ente pubblico, come appunto sancito dal testo del mio progetto di legge. Quindi – esorta Bottacin – avanti tutta con l’approvazione della legge regionale proprio per garantire i territori».

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