Aeroporti 2030: lavorare insieme per ripresa del settore dopo 2 anni sofferenza comparto

Scarpa: «la situazione sta progressivamente migliorando con il ritorno dei turisti stranieri». 

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Gli aeroporti stanno iniziando a vedere la fine della pesante crisi che ha causato la pandemia da Covid-19, con il drastico rallentamento della mobilità delle persone e, conseguentemente, dei viaggi aerei.

Monica Scarpa, amministratore delegato del Gruppo Save, che gestisce gli scali del Polo aeroportuale del NordEst(Venezia, treviso, Verona e Brescia), ha sottolineato l’importanza di «lavorare insieme» per la ripresa del settore aereo, in vista del superamento delle restrizioni sui viaggi e della ripresa del turismo internazionale.

«Stiamo assistendo a un progressivo miglioramento della situazione – ha detto Scarpa nel corso del webinar “Gli aeroporti oltre la pandemia: come ripartire?”, organizzato da Aeroporti 2030, l’associazione che riunisce gli scali di Roma, Venezia, Treviso, Verona e Brescia – determinato dalla diffusione della vaccinazione, per questo riteniamo che l’accento del nostro agire, come operatori aeroportuali e turistici, si debba sostenere sul concetto di “sistema”. Per il turismo e la sua ripresa significa “lavorare insieme”, trasversalmente, gli aeroporti con le compagnie aeree ma non solo, con le istituzioni a tutti i livelli, locale, regionale e nazionale».

L’occasione delle prossime Olimpiadi invernali 2026 non deve essere sprecata: «il Veneto avrà l’occasione per rappresentare in questo senso un modello, concentrandosi sulla riuscita dei Giochi, nel contempo coordinandosi come sistema per alimentare e gestire nuovi flussi turistici. Come Gruppo Save, nel costituire il Polo aeroportuale del NordEst, comprensivo degli aeroporti di Venezia, Treviso, Verona e Brescia, stiamo portando avanti con Rfi il progetto di collegamento dell’aeroporto di Venezia con la rete ferroviaria, che sarà pronto proprio per le Olimpiadi invernali 2026».

Nel corso del webinar sono stati illustrati alcuni dati «importanti che fanno capire quanto ha sofferto il comparto negli ultimi due anni e quali potrebbero essere le prospettive future, sulle quali intervenire quanto prima» sottolinea Scarpa. Nel 2019 gli scali nazionali hanno visto transitare 193 milioni di passeggeri. Nei successivi due anni, nel pieno della pandemia, i numeri sono stati radicalmente diversi: nel 2020 il flusso passeggeri è arrivato a raggiungere un totale di 52 milioni, a fronte dei poco più di 80 milioni del 2021. «Numeri che dimostrano da soli quanto la crisi pandemica abbia colpito il comparto, tra i più penalizzati, e quali siano i margini di miglioramento e gli obiettivi da raggiungere nel breve periodo per far ripartire a pieno l’intero settore aeroportuale italiano», ha concluso l’associazione Aeroporti 2030.

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