In Trentino Alto Adige la tutela delle minoranze etniche procedono a varie velocità: da Formula1 se si è tedeschi, accelerato se ladini, in retromarcia se si ha la ventura di essere italiani.
La I commissione del Consiglio regionale del Trentino Alto Adige ha confermato la regola, senza sollevare il minimo dubbio dei politici di lingua italiana e dell’assessore del Partito autonomista trentino tirolese a fare spallucce e ad assecondare la linea della Svp in fatto di tutela delle minoranze.
Il caso del comune di San Candido è emblematico: al contrario del passato, era stato eletto un solo consigliere comunaledel gruppo linguistico italiano, ma alla proposta del sindaco che voleva farlo entrare in giunta in rappresentanza del gruppo etnico italiano, c’è stato chi – la Svp – ha detto “nein” e ha opposto la previsione dello Statuto speciale di autonomia che prevede che solo in caso di elezione di due consiglieri del gruppo minoritario, ossia quello italiano in gran parte dei comuni altoatesini, uno abbia titolo ad entrare in giunta. Alla faccia della convivenza e della pace etnica da sempre decantata dai vertici della Regione e della stessa provincia di Bolzano, che hanno proposto il modello Alto Adige per la soluzione dei conflitti tra etnie diverse nel mondo. Peccato che, in casa propria, si predichi bene ma si razzoli male.
Una situazione denunciata dal segretario regionale di Fratelli d’Italia, Alessandro Urzì: «siamo dinanzi ad un’interpretazione capziosa dello Statuto e della tutela delle minoranze. Come ho chiarito in Commissione, se sono due gli eletti, uno ha pieno diritto ad entrare in giunta, ma lo Statuto non dice che se ce n’è solo uno, questo non può per legge entrare in giunta neanche se viene scelto dagli altri componenti del Consiglio comunale. Si tratta di una follia: vietato fare l’assessore per legge. Solo se sei del gruppo etnico“sbagliato”».
L’inghippo sta nella legge regionale dove si definisce che ogni gruppo sia rappresentano in giunta comunale in modo proporzionale alla sua consistenza. Se allora è solo uno lo spazio non c’è, dicono quelli che vogliono lasciare gli italiani fuori dalla giunta.
«Da qui la mia richiesta in Regione di introdurre una norma che prevedesse la deroga: in caso di un solo consigliere del gruppo linguistico italiano eletto (quando minoritario, ossia in tutti i comuni dell’Alto Adige, tranne pochi) ci sia la possibilità di entrare in giunta se c’è l’accordo politico con le forze di maggioranza politica – sottolinea Urzì -. Invece no, il divieto è strato ribadito dalla maggioranza regionale Svp, Lega e Patt: è vietato e non vogliamo togliere il divieto. Ossia in comuni dove gli italiani sono minoranza è semplicemente vietato fare l’assessore».
Una discriminazione potente e tagliente, che pone riflessioni sullo stesso impianto di una Autonomia speciale che stende ponti d’oro per la minoranza nazionale di lingua tedesca, ma quando prevede il diritto per la minoranza locale di lingua italiana è invece matrigna.
Urzì critica il comportamento dell’assessore del Patt, Lorenzo Ossanna, dinanzi a questa interpretazione a corrente alternata dell’Autonomia speciale: «fa specie che loro, che si riempiono la bocca di Autonomia, lo facciano solo quando fa comodo alla Svp, a cui ormai hanno appaltato il Trentino, non agli italiani dell’Alto Adige».
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