Il mondo agricolo possibile volano per la crescita italiana

Prandini: «tra produzione di energia, manutenzione del territorio e produzione di alimentari siamo un settore sempre più strategico per l’economia nazionale e per l’ambiente». 

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mondo agricolo

Il mondo agricolo, il comparto primario dell’economia nazionale, può dare un notevole contributo allo sviluppo del Paese, all’occupazione e alla manutenzione del territorio: ne è convinto il presidente di Coldiretti, Ettore Prandini, nell’intervista a “Focus” di “ViViItalia Tv” condotta dall’esperto in comunicazione e analisi politica, Gianfranco Merlin, e dal direttore de “il NordEst Quotidiano”, Stefano Elena.

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Nell’intervista a “Focus”, Prandini parte dal ruolo che la moderna agricoltura può avere in ambito energetico, con l’installare pannelli fotovoltaici sui tetti degli impianti agricoli o sul 10% della superfice agricola, ma anche con il recupero di tutti gli scarti agricoli e zootecnici per la produzione di biogas, che potrebbe arrivare a coprire anche il 20% dell’intero consumo nazionale di gas metano, con vantaggi enormi anche per l’ambiente.

Prandini si preoccupa delle speculazioni sui prezzi dei prodotti agricoli e sulle politiche del sottocosto di alcuni prodotti alimentari da parte di alcune grandi catene distributive nazionali, che finiscono per ripercuotersi negativamente sull’ultimo anello della produzione, quello del mondo agricolo, che spesso non riesce nemmeno a coprire i costi vivi di produzione, con tutto quel che ne consegue in termini di sostenibilità economica delle aziende. Soprattutto in un contesto che vede il forte rialzo dell’inflazione, un balzo del 38,6 % per l’energia e del 3,6 % alimentari.

Il boom delle quotazioni per i prodotti energetici e le materie prime si riflette sui costi di produzione del cibo ma anche su quelli di confezionamento, dalla plastica per i vasetti all’acciaio per i barattoli, dal vetro per i vasetti fino al legno per i pallet da trasporti e alla carta per le etichette dei prodotti che incidono su diverse filiere, dalle confezioni di latte, alle bottiglie per olio, succhi e passate, alle retine per gli agrumi ai barattoli smaltati per i legumi.

Il risultato è che, ad esempio, in una bottiglia di passata di pomodoro da 700 ml in vendita mediamente a 1,3 euro oltre la metà del valore (53%), secondo Coldiretti, è il margine della distribuzione commerciale con le promozioni, il 18% sono i costi di produzione industriali, il 10% è il costo della bottiglia, l’8% è il valore riconosciuto al pomodoro, il 6% ai trasporti, il 3% al tappo e all’etichetta e il 2% per la pubblicità. Per ogni euro speso dai consumatori in prodotti alimentari freschi e trasformati, appena 15 centesimi vanno in media agli agricoltori, ma se si considerano i soli prodotti trasformati la remunerazione nelle campagne scende addirittura ad appena 6 centesimi.

Agricoltori come moderni giardinieri dell’ambiente, capaci di creare autentici gioielli naturalistici e paesaggistici, come certi vigneti che adornano arditi cocuzzoli, capaci di presidiare ambienti ostici come la montagna con l’allevamento e le malghe, per evitare il definitivo spopolamento.

Il mondo agricolo è tornato ad essere portante di vasti settori dell’economia, attraente anche per i giovani che possono dare una forte mano all’aumento dell’autosufficienza alimentare, anche grazie anche ai nuovi contratti di filiera che assicurano prodotti100% italiani”, ad iniziare dalla pasta.

Infine lo scenario internazionale con le tensioni prebelliche tra Russia e Ucraina, dove da quest’ultima arriva circa il 20% del mais destinato all’alimentazione del bestiame nelle stalle che rischia di non essere più consegnato con un colpo mortale per gli allevamenti. Non solo: dall’Ucraina arriva in Italia anche grano tenero per la produzione di pane e biscotti per una quota pari al 5% dell’import totale nazionale e un quantitativo di 107.000 tonnellate nei primi dieci mesi del 2021. Un valore quasi doppio rispetto a quello proveniente dalla Russia (44.000 tonnellate) dalla quale arriva anche il grano duro per la pasta (36.000 tonnellate).

Un contesto decisamente delicato, se si pensa che dalle sanzioni alla Russia negli ultimi sette anni è costato all’Italia mancato export agroalimentare per oltre 1,5 miliardi di euro, un valore destinato a crescere con la nuova ondata di limiti al commercio internazionale Europa-Russia.

Buona visione.

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