Fondazioni liriche: nel 2019 passivo in calo

Analisi della Corte dei Conti sugli enti. Ancora esigua la partecipazione degli sponsor privati. 

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fondazioni liriche Arena di Verona foto Ennevi

Si riduce ancora nel 2019 il passivo patrimoniale delle Fondazioni liriche italiane: lo rileva la Sezione controllo enti della Corte dei Conti nella relazione sulla gestione 2019 – un anno quindi pre pandemia – appena approvata.

«I bilanci 2019 delle Fondazioni liriche – scrivono i magistrati contabili – rivelano un attivo patrimoniale complessivo di 7.187.440 euro (-0,7%). Ridotto il volume dei crediti del 17% per la minore consistenza di quelli verso clienti, Stato, enti territoriali e istituti di previdenza. Il passivo patrimoniale 2019, escluso il patrimonio netto, cala del 2,5% rispetto al 2018; la quota complessiva dei debiti, sempre superiore ai crediti (+209,3%), diminuisce del 4,1%, correlatamente ai piani di risanamento ed alle quote di ammortamento dei mutui ipotecari in essere».

Nel 2019, prosegue la Corte dei Conti, «il patrimonio netto disponibile resta, nel complesso, negativo, ma in misura inferiore rispetto al 2018. La gestione caratteristica passa dai 16.240.454 euro del 2018 ai 13.353.923 (-17,8%) del 2019. Il valore complessivo della produzione (562.609.967 euro) cresce di 10.569.019 rispetto al 2018. I costi complessivi, pari a 549.256.044 euro, sono invece aumentati di 13.455.550».

Sempre nel 2019, la Corte dei Conti registra per le fondazioni liriche italiane «un incremento del totale delle alzate di sipario(+179) e un aumento complessivo delle rappresentazioni (+6% sul 2018)». Il costo unitario per singolo spettacolo(Accademia di Santa Cecilia, Maggio Musicale Fiorentino e Arena di Verona, a parte) «è tuttavia, sempre più alto del rapporto costo/dipendente» e «altrettanto elevato risulta il costo per spettatore». La copertura dei costi della produzione, proseguono nel loro report i magistrati, «dipende fortemente – con poche eccezioni – dai contributi pubblici in conto esercizio, con un ammontare del Fus legato all’andamento della finanza pubblica: nel 2019, lo Stato ha stanziato per il settore delle Fondazioni liriche 182.274.000 euro».

L’apporto 2019 delle amministrazioni territoriali è in calo dell’1,9% rispetto al 2018, con una sproporzione – sottolinea la Corte – «tra il suo ammontare, da un lato, e il fabbisogno, nonché il “ritorno” in termini prestigio, dall’altro, conferito al territorio dai teatri d’opera».

Quanto ai privati, la loro partecipazione nel 2019 è cresciuta dell’1,7%, ma rimane modesta (15% sul totale contribuzioni). Fanno eccezione il Teatro alla Scala di Milano (38%), il Regio di Torino (17%), l’Arena di Verona (23%) e l’Accademia Nazionale di S. Cecilia.

Le problematiche più o meno comuni alle diverse fondazioni, conclude la Corte, «si riferiscono a situazioni patrimoniali non ancora equilibrate; rilevanti esposizioni debitorie verso lo Stato (ridotte quelle verso l’Erario ed il sistema bancario); dipendenza quasi totale verso il contributi statali; l’esiguità degli apporti da parte di regioni ed enti locali; oneri strutturali eccessivi (soprattutto per il personale); limitata partecipazione dei privati e degli sponsor mediante le attività di “fund raising” e, infine, ricavi da biglietteria e da abbonamenti sottodimensionati rispetto all’importanza della tradizione musicale italiana».

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