Confindustria Emilia Romagna: «necessario un profondo cambio nell’approvvigionamento energetico».

Ferrari: «si tratta di un fattore devastante per la vita delle imprese». 

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Pietro Ferrari nuovo presidente confindustria Emilia Romagna fino 2021
Pietro Ferrari, presidente di Confindustria Emilia Romagna.

«Il tema energetico è devastante. Non c’è altro termine da usare» afferma il presidente di Confindustria Emilia Romagna, Pietro Ferrari, secondo cui la crescita della bolletta energetica «che si stima passi da 700 milioni a 4 miliardi è un numero che non si sostiene e che incide su alcune attività con una entità tale che vengono lacerate. A livello regionale non si può fare molto, ma qualcosa si può fare: la regione deve avere costi energetici comparabili con il resto del mondo se vuole rimanere manifatturiera».

Sul fronte energetico, ha proseguito Ferrari, «il Governo metterà mano, come in parte ha già fatto su questo tema, ma lo farà facendo debito non investimenti» contribuendo così a fare del debito pubblico italiano «anche a causa della pandemia una questione ancora più rilevante. Senza una produzione nazionale di energia, miscelando le varie fonti penso sia molto difficile recuperare il gap nei bilanci delle imprese e delle famiglie, gravate da bollette sostanzialmente insostenibili».

Di fronte ad una impennata dei costi dell’energia imposti dalla crescita della quotazione del gas, con una bolletta energetica che gli industriali emiliano romagnoli stimano passare dai 700 milioni del 2019 a 4 miliardi nel 2022 «dobbiamo rendere il nostro sistema energetico il più efficiente possibile e meno in balia delle dinamiche dei prezzi e delle tensioni geopolitiche, partendo da un mix virtuoso delle fonti di approvvigionamento – puntualizza Ferrari -. Nel Patto per il Lavoro e per il Clima sottoscritto a fine 2020 con la Regione abbiamo condiviso l’obiettivo di accelerare la transizione ecologica, raggiungendo la decarbonizzazione prima del 2050 e il 100% di energie rinnovabili entro il 2035. Se vogliamo cogliere questo ambizioso traguardo, ancora molto lontano – ha sottolineato il leader di Confindustria Emilia Romagna – non possiamo più rinviare scelte chiare in questa direzione, con pragmatismo e senza preconcetti. L’aggiornamento del Piano Energetico regionale sarà un’occasione importante di confronto con la stessa Regione per trovare coerenza tra obiettivi, politiche di sostegno, norme e procedimenti amministrativi. Dobbiamo poter contare su anni di intense politiche di investimento pubbliche e private nella capacità di produzione di energierinnovabili sull’intero territorio regionale».

Guardando al gas naturale, la cui quotazione è giudicata responsabile della crescita della bolletta energetica a giudizio degli industriali emiliano romagnoli appare indispensabile ridurre la dipendenza dai mercati di importazione recuperando il deficit di produzione interna.

«Oggi il gas estratto in Italia rappresenta solo il 4% del totale del fabbisogno nazionale, ma può raddoppiare in 18-24 mesi – ha osservato Ferrari -: il gas naturale è fondamentale per l’industria emiliano romagnola e continuerà ad esserlo per molti anni anche nel processo di transizione».

Di qui la necessità di «aumentare rapidamente la produzione nazionale e intervenire in modo incisivo per mitigare l’impatto sui settori più colpiti. E’ importante diffondere il più possibile la produzione di biometano, anche tramite accordi di filiera, specie nel settore ceramico e alimentare, con prezzi concordati e certificazione di provenienza. Con il decretoSostegni ter” il Governo ha compiuto un primo passo, non risolutivo, per affrontare gli effetti devastanti del costo dell’energia elettrica per il sistema manifatturiero del Paese, ora occorre affrontare con urgenza anche il problema del costo del gas».

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