Caro energia: bilanci a picco degli enti locali

Bonaccini: «aumenti 30-40 mln per sanità pubblica dell’Emilia Romagna. Si potenzi la produzione di gas nazionale». Casanova: «tempesta perfetta figlia dei no ideologici di sinistra, Verdi e M5S». 

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Il caro energia inizia a preoccupare e molto gli amministratori locali, dai sindaci ai presidenti di regione, chiamati a fare quadrare i conti dei rispettivi bilanci dinanzi al costo dell’energia letteralmente esploso, tale da squassare l’equilibrio dei conti pubblici se non arrivano finanziamenti straordinari per coprire i maggiori costi.

«La regione Emilia Romagna ha stimato che, con questo aumento delle bollette energetiche, per la sola sanità pubblicalocale può esserci un aumento tra 30 e 40 milioni di euro nel 2022» ha detto il presidente della Regione, Stefano Bonaccini, sottolineando che il territorio «ha il 7,5% della popolazione, ma un quarto del totale delle case della Salute di tutta Italia. Rischia di pagare chi ha più sanità pubblica».

Secondo Bonaccini «oggi c’è un’emergenza che non è sanitaria ma che, come quella pandemica, è trasversale a qualsiasi categoria sociale ed economica: è l’emergenza energetica» e lancia anche un ammonimento sulla gestione della transizione ecologica: «se contrapponi ambiente e lavoro non ce la faremo. E come fai a rinunciare al gas nel momento in cui devi fare la transizione verso le energie rinnovabili? Allora io dico: senza nuovi pozzi e nuove trivellazioni, che mai più devono essere messi in essere, si utilizzi almeno il gas nelle concessioni in essere in questa fase straordinaria per garantire che le bollette possano, mentre investi anche su altro, riuscire a ridursi».

Una soluzione che andrebbe anche a vantaggio del polo petrolifero di Ravenna, in drammatica crisi da quando sono stati tagliati gli investimenti per la ricerca e gestione dei nuovi giacimenti energetici fossili.

Sul caro energia interviene anche l’eurodeputato leghista Massimo Casanova: «le stime dei rincari energetici che famiglie e imprese italiane rischiano di subire nel 2022, sono da capogiro. 50 miliardi in più significano far saltare in aria la piccola e media economia, ossatura del nostro Paese. Paghiamo oggi gli errori di una politica di sviluppo energetico inesistente, sistematicamente frenata nel tempo dai veti di Pd, Verdi e M5S e di una geopolitica miope e senza alcuna lungimiranza, fattori che ci rendono oggi totalmente dipendenti dall’estero. E’ più che mai urgente che l’Europa concretizzi una politica di approvvigionamento comunitario e che l’Italia da par suo – come vanno sostenendo da tempo Matteo Salvini e il nostro sottosegretario alla Transizione ecologica, Vannia Gavabandisca i veti che l’hanno immobilizzata sino a oggi e decida di iniziare seriamente a sfruttare anzitutto le proprie risorse».

Mentre l’Italietta del centro sinistra rinuncia sdegnosamente a sfruttare le risorse di cui dispone per arginare il caro energia, secondo Casanova «i Paesi prospicienti i mari comuni hanno incrementato le loro estrazioni di gas, assicurandosi il buono e lasciandoci i rischi ambientali. Un esempio è ciò che sta accadendo nel mare Adriatico con l’accresciuta attività da parte di Croazia, Albania e Montenegro. Una beffa. Tutela ambientale e sviluppo non sono concetti incompatibili, la Lega lo dice da sempre. Urgeraddoppiare la produzione di gas nazionale dei giacimenti già attivi, che potrebbe arrivare già nell’immediato ad 8 miliardi di metri cubi all’anno, riprendere le attività di ricerca e prospezione, raddoppiare la fornitura tramite Tap, investire sul nucleare pulito e sull’autoproduzione di rinnovabili di ultima generazione puntando su impianti di piccola taglia, meno impattanti e in linea con la nuova tassonomia europea».

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