Incentivi auto, l’esperienza svizzera non insegna nulla al governo italiano

Si perpetra nell’errore di finanziare a caro prezzo auto elettrica e ibrida, quando è ormai chiaro che non sono affatto ecologiche, ma inquinano come e più di un auto termica tradizionale. 

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incentivi auto

Il ministro allo Sviluppo economico, il leghista Giancarlo Giorgetti, esce allo scoperto con l’annuncio della disponibilità di un miliardo di euro a sostegno del settore dell’auto italiana in drammatica crisi, sia sul lato della produzione che su quello della vendita, dove dovrebbero ripartire gli incentivi auto con la stessa metodica fallimentare delle tornate precedenti.

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Al governo italiano l’esperienza maturata in Italia e, soprattutto, all’estero a partire dalla Svizzera non ha insegnato nulla, visto che si continua a correre sulla via sbagliata di sostenere l’auto elettrica e ibrida ricaricabile, due generi di veicoli che si limitano a spostare l’inquinamento in tutto o in parte dalla strada al luogo di generazione dell’energia, salvo costare un botto all’atto del rifornimento della batteria e con problemi affatto non trascurabili quanto a sicurezza e affidabilità delle batterie.

Più che seguire pedissequamente il libro dei sogni grillino che vorrebbe incentivi solo per l’auto elettrica e penalizzazioniper tutte le altre, Giorgetti farebbe bene a chiedere consiglio ai suoi colleghi svizzeri che hanno eliminato i contributiall’auto ibrida, che è risultata più inquinante di una spinta con il solo motore termico.

Lo Schiacciasassiconsiglia il governo di concedere incentivi uguali per tutti i veicoli a standard Euro 6 pieno aprescindere dalla loro tipologia di propulsione nella misura di circa 2.000/3.000 euro, con un limite di emissioni fino a 170 grammi di CO2/km per evitare di penalizzare soprattutto gli acquisti delle famiglie che necessitano di veicoli più grandi e pesanti per soddisfare le loro esigenze di mobilità.

Parallelamente, si deve portare l’auto aziendale italiana in Europa consentendo la deducibilità totale del costo d’acquisto e di gestione: ne guadagna la competitività delle aziende e la stabilità del mercato, con le aziende che potrebbero anche tornare ad assegnare i veicoli aziendali ai loro dipendenti, come già avviene all’estero, assicurando una maggiore rotazionedel parco veicoli, tra nuovi ed usati.

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