Sono 805 gli allevamenti da latte del settore zootecnico Trentino, con 20.500 vacche da latte e 14.000 manze. Mediamente ogni stalla è composta da 25 capi. In estate vanno in malga circa 20.000 capi, distribuiti su 324 malghe su una superficie a pascolo di 90.000 ettari. Il latte prodotto in Trentino, secondo i dati forniti dalla Federazione allevatori, sfiora il milione e mezzo di quintali, e rappresenta l’1,15% della produzione nazionale.
Il settore zootecnico Trentino, quindi, significa occupazione e indotto per migliaia di addetti ma soprattutto presidioe tutela dell’ambiente montano e valorizzazione del paesaggio anche in chiave turistica. Uno “scrigno” prezioso messo a rischio dall’impennata dei costi di materie prime ed energia che rischia seriamente di pregiudicare la continuità della produzione per molte stalle, soprattutto le più piccole.
Ad iniziare dall’alimentazione degli animali: nel 2020 mediamente un allevatore spendeva 6,09 euro al giorno per la razione di fieno, farine, soia minerali e vitamine. Nel 2021 il costo è salito a 7,40 euro, e attualmente ammonta a 8,07 euro: due euro in più al giorno rispetto al 2020, pari a +32,5%. Solo la farina d’orzo è lievitata del 54%, la soia del 36%, il fieno mediamente del 15%.
Fuori controllo anche l’aumento delle fonti energetiche: l’energia elettrica è cresciuta del 304% rispetto al 2020, il gas del 404%. La bolletta energetica ha fatto lievitare i costi di quasi due milioni per il gas e 1,3 milioni per l’elettricità. Aumenti a due cifre anche per imballaggi, bottiglie, tappi.
Da qui l’appello, unanime e accorato, di tutte le organizzazioni del settore zootecnico cooperativo per denunciare una situazione che è diventata ormai non più sostenibile.
«Queste sono aziende che non si possono fermare – ha affermato il presidente della Cooperazione Trentina, Roberto Simoni – e oggi siamo arrivati ad una situazione di collasso. C’è bisogno di consapevolezza generale da parte della comunità trentina. La grande distribuzione è chiamata a fare la propria parte, come già successo in passato. E così anche la politica. Non solo sostegni temporanei ma modalità tempi e risorse per arrivare ad una attenuazione del fenomeno».
«Ognuno deve prendere coscienza del problema – afferma il presidente degli Allevatori, Giacono Broch – siamo arrivati a un punto che le aziende più piccole dovranno cominciare a chiudere. E sarebbe un danno enorme per tutto il Trentino, a partire dalla tutela dell’ambiente alpino al turismo».
Si dice veramente preoccupato Stefano Albasini, presidente del consorzio Concast Trentingrana: «le piccole aziende vivono sul territorio, accolgono i turisti. Una loro chiusura provocherebbe danni enormi». «Il nostro lavoro – aggiunge il presidente di Latte Trento, Renato Costa, rivolgendosi alle istituzioni – è come una pianta, per crescere e fiorire ha bisogno di acqua e proprio quando manca va annaffiata subito prima che i rami e poi il fusto possano morire senza fare più ne fiori ne frutti».
«Saremo costretti a ritoccare i listini, ma non è pensabile scaricare sui consumatori questi abnormi aumenti dei costi – afferma il direttore di Latte Trento, Sergio Paoli -. Occorre che tutti gli agenti della filiera e le istituzioni pubbliche individuino forme di compensazione per permettere ai produttori, specie i più piccoli, di reggere il colpo. La situazione, con questi dati, è davvero drammatica. Così non si va avanti».
I numeri del settore zootecnico e lattiero-caseario in Trentino non sono trascurabili. Trentingrana Concast – Consorzio dei Caseifici Sociali Trentini riunisce 17 caseifici cooperativi che a loro volta associano circa 700 allevatori produttori di latte locali. Il Consorzio ha chiuso l’esercizio 2020 con ricavi pari a 57,2 milioni di euro.
La produzione di latte a livello provinciale ha superato le 146.000 tonnellate (+1,6% rispetto al 2019). Il conferimento della Linea Trentingrana ha raggiunto 102.667 forme a fronte delle 125.000 prodotte dai 17 caseifici. Considerando tutti i formaggi si superano le 300.000 forme. Per la Linea Formaggi Tradizionali, che a inizio 2020 ha visto rientrare nella commercializzazione del Gruppo Formaggi del Trentino il Caseificio sociale Val di Fassa, è stato conseguito un fatturato complessivo di 9.696.087 euro.
Il valore complessivo della produzione della Federazione Provinciale Allevatori (1.120 soci) ha raggiunto 14.670.000 euro. Il patrimonio netto è di 8,1 milioni di euro. Sono stati seguiti 742 allevamenti di bovini con poco meno di 20.000 capi adulti, 92 aziende per 2.431 ovicaprini delle razze autoctone, 342 allevamenti con complessivi 610 cavalli delle razze Haflinger e Norico.
Nel bilancio scorso il totale dei ricavi di Latte Trento (i soci sono 300) ha sfiorato i 50 milioni di euro (47 nel 2019), che sommato al fatturato di Trevilatte (società costituita con Latterie Vicentine) porta a oltre 58 milioni il bilancio aggregato. Il conferimento dei soci ha raggiunto i 54,8 milioni di litri, contro i 52 del 2019, con un aumento del 5,4%.
Le vendite degli spacci hanno raggiunto i 3,8 milioni (erano 3,5 nel 2019), con un incremento dell’8,5% dovuto al secondo semestre, dopo i primi mesi difficili. Il liquidato ai soci è pari a 0,56 euro a litro, con un utile netto pari a euro 98.951 euro e liquidazioni totali ai soci superiori ai 30 milioni.
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