La Peste suina africana (PSA) è una malattia virale che non si trasmette all’uomo e non rappresenta un problemadi sicurezza alimentare, ma colpisce suini e cinghiali, è altamente contagiosa e spesso letale per gli animali. Una situazione che allarma profondamente il comparto salumiero italiano che teme ripercussioni sull’export delle carni all’estero.
«La conferma del riscontro del virus della Peste suina africana in una carcassa di cinghiale rinvenuta a Ovada, in provincia di Alessandria, è la notizia che non avremmo mai voluto ricevere ma da diversi anni, ormai, la diffusione del virus in Europa destava la nostra preoccupazione e temevamo ci avrebbe riguardato da vicino, prima o poi» afferma Davide Calderone, direttore di Assica, l’Associazione degli industriali delle carni e dei salumi.
La Peste suina africana è una malattia virale che con la sua diffusione può avere pesanti conseguenze economiche per le aziende del settore suinicolo e per l’Italia in generale. In particolare, nel caso in cui i Paesi terzi destinatari delle esportazioni di carni e prodotti a base di carne suina dovessero decidere in maniera ingiustificata – non riconoscendo il principio di regionalizzazione – di vietare l’ingresso a tutte le produzioni suine italiane.
«È fondamentale che i Paesi terzi riconoscano che le misure che saranno tempestivamente adottate dalle autorità italiane e comunitarie che sono sufficienti a fornire tutte le garanzie necessarie per mantenere aperto il canale commerciale con il nostro Paese – prosegue Calderone -. Diversamente, le conseguenze saranno disastrose: abbiamo stimato un danno da mancate esportazioni di almeno 20 milioni di euro per ogni mese di sospensione del nostro export».
Di qui l’appello alle istituzioni di Calderone: «per questo confidiamo che le autorità competenti affrontinol’emergenza col massimo rigore, rafforzando al massimo, su tutto il territorio nazionale, la sorveglianza nel settoredel selvatico e innalzando al livello massimo di allerta la vigilanza sulle misure di biosicurezza nel settore domestico con particolare riguardo a tutte le operazioni di trasporto e di movimentazione degli animali, di mangimi, prodotti e persone per evitare il coinvolgimento dei suini domestici e per arrivare al più presto alla soluzione del problema».
A tuonare contro l’impasse del Governo Draghi che avrà effetti devastanti sull’economia nazionale è il senatore e responsabile nazionale del Dipartimento agricoltura di Fratelli d’Italia, Luca De Carlo: «come al solito, burocrazia e ideologia bloccano i provvedimenti importanti e ci ritroviamo con una nuova emergenza in casa e nessuna volontà dell’esecutivo di intervenire. Il decreto sulla peste suina africana, preparato ormai nell’ottobre 2020, quindi più di un anno fa, e portato alla firma dei colleghi interessati dall’allora ministro alle Politiche agricole, Teresa Bellanova, risulta essere stato bloccato dalla volontà politica dell’ex ministro dell’Ambiente, il grillino Sergio Costa; a peggiorare il quadro, c’è il solito accavallamento di competenze che ha rallentato l’iter del documento tra ministero delle Politiche agricole e quelli dell’Ambiente e della Salute».
De Carlo rincara le critiche sugli esponenti di governo: «anche se c’è stato un cambio di Governo, dal Conte II a Draghi, nulla è cambiato. Fanno sorridere le dichiarazioni di Teresa Bellanova, che fa ancora parte dell’esecutivo come viceministro, anche se ha cambiato deleghe, quando afferma di aver avuto ben presente la gravità della situazione. Lei e il ministro della Salute, Roberto Speranza, che guida il ministero dal 2019 e che dovrebbe essere ben informato sulla questione, in tutti questi mesi non hanno mai pensato di portare il decreto in approvazione? Delle battaglie ideologiche gli allevatori non sanno che farsene: la leggerezza, per non dire il disinteresse, di questo Governo rischia di causare sfaceli per l’economia agroalimentare italiana, un’eccellenza che esportiamo a livello mondiale e che rischia di vedersi superata dai concorrenti internazionali. Se davvero ritengono la peste suina africana un’emergenza, firmino quel decreto e lo approvino subito; altrimenti, ancora una volta avremo la prova che a questo Governo poco importa di chi lavora, produce e fa vivere l’economia nazionale».
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