Stagione turistica sempre più in salita: per gli operatori del turismo italiano il ponte dell’Epifania è stato all’insegna più vuoto che pieno, di conti che non tornano e di grande pessimismo per il futuro, con Federalberghi che parla di situazione appena sopportabile nelle mete di montagna, ma ben lontana dai numeri del 2019 e città d’arte in crisi nera per il crollo delle presenze.
Il ministro al Turismo, Massimo Garavaglia, si rende conto della situazione grave del comparto e scende in campo al fianco degli operatori del turismo e si impegna a portare all’attenzione collegiale del governo le richieste del settore. «A partire alla proroga al 31 dicembre prossimo della moratoria sui prestiti bancari – specifica Garavaglia – e dal ripristino dal 1° gennaio scorso della proroga della cassa integrazione: a riguardo è in corso un dialogo con il ministero del Lavoro. Dialogo che deve essere esteso anche alla fiscalizzazione dei nuovi oneri contributivi per le imprese del turismo con più di 15 dipendenti. Il grido di dolore dell’industria del turismo è di un settore dinamico che ha bisogno di programmare le stagioni con largo anticipo. Sono fiducioso che il governo, nella sua collegialità, lo saprà raccogliere ed introdurre gli interventi per attenuare l’impatto economico negativo della pandemia su un comparto così importante alla formazione del Pil nazionale».
Anche il ministro dello Sviluppo economico, Giancarlo Giorgetti, annunciando contributi a fondo perduto di 60 milioni di euro per le imprese del settore eventi – matrimoni, intrattenimento e Ho.Re.Ca (hotellerie-restaurant-catering) – riconosce la gravità della situazione di questo che è un settore variegato e trasversale: «si tratta di un doveroso provvedimento di sostegno per tutte quelle imprese che svolgono attività, dalle cerimonie agli eventi, che sono state tra le più penalizzate durante l’emergenza Covid».
Tornando ai calcoli di Federalberghi per l’Epifania, è chiaro che, da una parte Omicron e dall’altra una crisi economica crescente, hanno creato uno scenario poco rassicurante e difficile in cui le partenze sono crollate. La montagna “resiste” ma solo sino al 9 gennaio (con un tasso di occupazione mediamente del 60%). Per i periodi successivi della stagione turistica ci sono pochissime prenotazioni e nessuna località annuncia il “tutto esaurito”.
Le città d’arte sono al minimo storico, mediamente sotto al 30%. Il turismo straniero è pressoché assente. Al mare e ai laghi molte strutture, che solitamente venivano tenute aperte per le feste, sono state chiuse dopo Capodanno o non hanno aperto per nulla. Male anche negli agriturismi – come segnalano Agriturist (Confagricoltura) e anche Coldiretti – che registrano cali, disdette e anche strutture che non sono riuscite a riaprire. Per quanto riguarda il settore termale, Federterme si appella a Garavaglia e Giorgetti perché venga immediatamente concessa una proroga del bonus dato che Omicron ha portato a migliaia di disdette.
«Gli imprenditori del ricettivo – spiega il presidente degli albergatori Bernabò Bocca – sono estremamente allarmati per lo scenario che si presenterà da metà gennaio in poi. Oppressi dalle difficoltà causate dalla pandemia e dalle ulteriori misure restrittive imposte dal Governo che fanno da deterrente agli arrivi del turismo straniero, fanno fatica a vedere la luce in fondo al tunnel, essendo l’Italia un paese il cui turismo produce normalmente il 13% del Pil e vivendo per oltre il 50% di turismo proveniente dall’estero».
La domanda dall’estero è ai minimi: «la situazione – dice Bocca – si è aggravata in seguito all’impossibilità di accogliere in albergo coloro che sono stati vaccinati con un vaccino non riconosciuto dalla European Medicines Agency (Ema). Inoltre, la totale assenza di prenotazioni per i prossimi mesi rende impossibile qualunque programmazione per le attività aziendali: così abbiamo il buio davanti a noi».
La valutazione della stagione turistica non cambia dall’osservatorio di Federturismo Confindustria: per la presidente Marina Lalli «da parte del Governo vediamo qualche piccolo tamponamento alla nostra drammatica situazione, ma si deve capire che o si prende in mano per bene la situazione o questi piccoli correttivi, annunciati a due giorni dalla scadenza come ad esempio la cassa integrazione, non fermano l’emorragia». A farne le spese, oltre agli imprenditori, ovviamente i lavoratori: «abbiamo cominciato a vedere i licenziamenti a centinaia, negli alberghi (romani ma non solo) ma tutto il settore sta affogando– dice Lalli -. E’ come una valanga, è una storia che andrà rotolando e facendosi sempre più enorme se non la fermiamo».
Le ripercussioni del commercio e del turismo si riverberano anche sul settore della comunicazione, con tanti investimenti promozionali tagliati per via del venire meno delle iniziative di riferimento e per il calo di attività delle varie aziende, che hanno ridotto al minimo i costi, ad iniziare proprio da quelli pubblicitari. E per un settore in crisi strutturale da anni come quello di giornali, televisioni e radio, tradizionali o digitali, la situazione è sempre piùdifficile, sia per le aziende che per gli occupati, ad iniziare dai giornalisti.
Se il governo interviene doverosamente a favore delle aziende del turismo e del commercio, deve estendere la sua azione anche a tutta la filiera collegata, comunicazione compresa.
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