Ha soltanto 15 anni, eppure Carlotta Maestrini, sostenuta dal 2019 da “Musica con le Ali”, non sembra per nulla intimorita ad esibirsi su una pedana, frequentata spesso da musicisti affermati, quale è quella delle sale Apollinee del Teatro La Fenice. In duo con il violoncellista Giovanni Sollima, che l’ha vista crescere “fin da quando era alta così” – ha debuttato a Lecce a 10 anni con il Concerto in Re maggiore per pianoforte e orchestra di Joseph Haydn, mentre a 13 ha inciso il primo CD – ha eseguito la Sonata in Sol minore n.2 Op.5 di Ludwig van Beethoven e la Sonata in Si bemolle maggiore n.1 Op.45 di Felix Mendelssohn.
La Sonata di Beethoven, compositore caratterizzato da una scrittura sempre perfetta e sempre in divenire, rappresenta il primo esempio di Sonate a due, nelle quali gli strumenti assumono un ruolo assolutamente paritario fra loro. Nell’ampio Adagio sostenuto ed espressivo, Sollima spesso assume un’espressione drammatica, con gestualità nel volto e negli arti superiori. Esemplare un perfetto stop dei due strumenti, cui segue una ripresa delicata.
L’Allegro molto, più tosto presto ha la spensieratezza ritmica di una danza. C’è una serie di domande e risposte, con episodi impetuosi, che repentinamente mutano in delicati: un lavoro difficile da ottenere, che molto spesso avviene nel Jazz, risolto impeccabilmente dai musicisti.
Nel Rondò: Allegro, l’inizio, scoppiettante, spetta al pianoforte. Il violoncello svolge dapprima un ruolo di commento poi ripete, esattamente come un controcanto, le frasi tematiche della tastiera. Diventa protagonista assoluto in un episodio centrale in cui, mentre esegue passaggi di grande virtuosismo, raggiunge le zone del registro acuto.
La Sonata di Mendelssohn si articola in tre movimenti. L’Allegro vivace iniziale presenta due temi ampiamente sviluppati, avvolti da una sonorità che sembra eccessiva. Il lento Andante (8+8 battute) è caratterizzato da un tema cantabile, affidato al violoncello, che sfrutta abilmente le sue capacità timbriche. Il tema principale, introdotto dal pianoforte, viene in seguito ripreso dallo strumento ad arco. Il fraseggio, discontinuo, suggerisce un’atmosfera capricciosa, enigmatica, nella quale il pianoforte emerge con alcuni virtuosismi. Nella seconda parte, il tema cantabile del violoncello, sentimentale e strappalacrime, ruba la scena alla tastiera, che si limita ad un accompagnamento discreto.
Il violoncello diventa protagonista nell’Allegro assai conclusivo, che espone un motivo cantabile. Un secondo tema è dapprima esposto dal pianoforte, per poi venir riproposto dal violoncello. Dopo un dialogo veemente fra i due strumenti, ritorna il tema principale, inserito in un discorso più pacato. Il finale è affidato agli arpeggi delicati, in diminuendo, del pianoforte.
Tra le due Sonate, Sollima ha introdotto un breve tema, tratto dalla colonna sonora scritta per Il bell’Antonio, un rifacimento, nel 2005, di Maurizio Zaccari, dell’omonimo film televisivo, diretto nel 1960 da Mauro Bolognini (Mastroianni e Cardinale i protagonisti). La versione TV si rifà al libro scritto nel 1949 da Vitaliano Brancati, tentando di restituire la bellezza provinciale della Sicilia degli anni ’30. Il Tema III, eseguito dal duo, risulta triste, drammatico, malinconico con note molto acute ed un finale sottolineato da suoni armonici.
Applausi ripetuti fanno ritornare il duo in pedana per riproporre l’Andante di Mendelssohn.
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