Con un’approvazione quasi plebiscitaria – 2.517 voti a favore sui 2.610 che hanno partecipato all’assemblea tramite il rappresentante designato – la banca Popolare di Sondrio dice addio alla forma cooperativa e si trasforma in società per azioni.
«Una scelta obbligata» come viene sottolineato dalla banca, l’ultima ad adeguarsi dopo sette anni di resistenza alla riforma Renzi che ha imposto alle popolari con attivi superiori agli 8 miliardi di euro di dire addio alla forma societaria della cooperativa. L’istituto diventa così più contendibile e di conseguenza potenziale preda di altri gruppi, come è già avvenuto per il Credito Valtellinese, finito preda del Credit Agricole. Nel caso della Popolare di Sondrio il candidato naturale sarebbe, attraverso la partecipata Bper, Unipol, già azionista al 9,5% della banca valtellinese, oltre che partner nella bancassurance.
Uno scenario non immediato secondo i vertici della Popolare di Sondrio: «qualunque cosa succeda nel futuro ci si trova una banca solida e ben gestita che in 150 anni non ha mai registrato un euro di perdita – sottolinea il presidente, Francesco Venosta -. Quindi siamo tranquilli sul nostro operato e abbiamo ragione di ritenere che molti siano disposti a riconoscercelo e a riconoscere che in banca ci sono valori che vanno considerati».
Alle avances interessate di Carlo Cimbri, amministratore delegato di Unipol, che si è proposto come interlocutore se i vertici della Sondrio cambiano idea sul consolidamento, Venosta replica con un cortese «grazie per le manifestazioni di apprezzamento e di stima che, non da ora, ha nei confronti della banca e del suo management» aggiungendo che «interlocutori al momento non ne abbiamo avuti e non ne abbiamo e tanto meno interlocutori privilegiati. Staremo a vedere cosa succede».
«Anche nel futuro faremo il nostro dovere per esplorare tutte le opportunità che il mercato offre, che non devono essere per forza un’acquisizione o l’accorpamento con altre banche», chiarisce l’amministratore delegato Mario Pedranzini preannuciando che sono in corso i lavori per aggiornare il piano 2021-2023, da presentare entro fine marzo.
All’assemblea di primavera scade poi un terzo del consiglio di amministrazione della banca (cinque consiglieri), incluso il presidente Venosta. Il nuovo statuto introduce la lista del consiglio, che potrebbe essere sfidata da una lista di Assogestioni con Unipol a fare da ago della bilancia: si tratterebbe di un test di prova del nuovo assetto di società di capitali.
Da parte sua, Bper ha finito il processo di incorporazione degli sportelli Ubi acquisiti da Intesa, sottoscritto l’accordo coi sindacati su 1.700 uscite a fronte di 550 assunzioni, la stabilizzazione di 300 lavoratori e l’impegno ad assumere 122 giovani con contratti di apprendistato o a termine. La banca emiliana ha inoltre incassato il miglioramento dell’outlookda stabile a positivo da parte di Moody’s, che ha messo sotto osservazione per un possibile rialzo il rating di Carigeper effetto dell’offerta di Bper sull’istituto ligure.
Per rimanere sempre aggiornati con le ultime notizie de “Il NordEst Quotidiano”,
iscrivetevi al canale Telegram per non perdere i lanci e consultate i canali social della Testata.
Telegram
https://twitter.com/nestquotidiano
https://www.linkedin.com/company/ilnordestquotidiano/
https://www.facebook.com/ilnordestquotidian/
© Riproduzione Riservata