Fipe Veneto: la crisi pandemica non può gravare sempre sui “soliti noti”

Il presidente di FIPE Veneto (pubblici esercizi), Erminio Alajmo, torna a chiedere con forza misure compensative: «salviamo le imprese». 

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Fipe veneto
Il presidente di FIPE Veneto, Erminio Alajmo.

FIPE Veneto torna a sollecitare con forza nuove misure compensative per i pubblici esercizi, che in questi giorni, a causa del forte rialzo dei contagi, vedono compromessa o bloccata del tutto la propria attività.

«Ormai da quasi due anni – dichiara il presidente regionale della Federazione Italiana Pubblici Esercizi, di Confcommercio, Erminio Alajmo – conviviamo con una pandemia, eppure siamo sempre alla gestione emergenziale. Anche con l’ultimo decreto, entrato in vigore il giorno di Natale, il governo si è limitato a mettere una “pezza” al dilagare dei contagi, ma non ha pensato con la stessa sollecitudine a mettere nero su bianco la volontà di sostenere le aziende che più di altre sono uscite con le ossa rotte dai nuovi provvedimenti: discoteche in primis, visto che sono costrette alla chiusura fino al 31 gennaio, ma anche tutto il mondo della ristorazione, dei bar e dei pubblici esercizi in genere».

Secondo FIPE Veneto, che in Regione rappresenta circa 13.000 dei 20.000 pubblici esercizi in attività, occorrono misure concrete e immediate, ad evitare che tantissime imprese si trovino costrette ad abbassare per l’ultima volta la serranda, con tutte le conseguenze che ne deriverebbero anche in campo occupazionale.

«Noi imprenditori – prosegue Alajmonon possiamo continuare a portare da soli sulle spalle la croce della pandemia per tutti gli altri. Se vogliamo salvare imprese e occupazione, dobbiamo tagliare le voci di costo, prevedere nuovi ristori e una moratoria fiscale, prorogare la cassa integrazione e posticipare le scadenze di mutui, bollette e pagamenti vari almeno fino al termine dello stato di emergenza. Poi sono necessarie una serie di micro-misure come il credito d’imposta su affitti e locazioni. Sarebbe una bella boccata d’ossigeno».

Un appello viene lanciato ai rappresentanti politici del territorio: dai parlamentari veneti, fino al presidente della Regione, Luca Zaia. «Chiediamo a tutto il mondo della politica – conferma Alajmo – di mobilitarsi insieme ai nostri imprenditori nel comune obiettivo di tutelare il lavoro. Non possiamo entrare nel merito dei provvedimenti anti-Covid presi dal governo – è evidente che se sono così restrittivi è perché la situazione è grave – ma vogliamo che sia ricordato l’impatto devastante che questi provvedimenti hanno sull’economia. Le imprese non possono essere lasciate da sole a subire gli effetti della pandemia. In questo momento penso, in particolare, alla filiera turistica, da sempre fiore all’occhiello della nostra regione e motore dell’economia, che ora rischia il collasso, con migliaia di imprese e decine di migliaia di lavoratori senza futuro. Un patrimonio di saperi e di professionalità che il Veneto non può permettersi di perdere, sarebbe come tornare indietro di trent’anni».

Altro invito Alajmo lo rivolge ai consumatori, vero e proprio “patrimonio” dei pubblici esercizi, che tuttavia rischia di essere perso per sempre: «continuate a frequentare i bar, i ristoranti, le pizzerie, le pasticcerie, i locali serali e tutti i pubblici esercizi, che in questi mesi hanno fatto investimenti in arredi e attrezzature, rimodulato gli spazi e adottato misure di contrasto al virus. I nostri locali possono essere frequentati con tranquillità, nella certezza di essere accolti in sicurezza».

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